Ed è già Biennale

Ed è già Biennale: le inaugurazioni si susseguono senza sosta, le realtà collaterali riempiono la città di suoni, colori e sopratutto regalano la possibilità di perdersi tra i palazzi della Serenissima. Location difficilmente visitabili in altri momenti dell’anno, ora sono alla portata di ognuno per conoscere nuove culture e tecniche artistiche avvolti dallo splendore senza tempo di Venezia. Spazzi che non hanno bisogno di presentazione propongono nuove mostre per un pubblico sempre più attento, pensiamo alla Fondazione Emilio e Annabianca Vedova con Frammenti Expo ’67: Alexander Calder e Emilio Vedova. I Magazzini del sale ospitano così due emozionanti allestimenti legati al tema dell’Expo del 1967, incentrato sull’attività degli essere umani nella società moderna. A entrambi gli artisti furono commissionate opere come ad esempio l’imponente scultura di 22 metri di Calder della serie Stabile che verrà chiamata Trois discusse (Man), poi donata ai cittadini di Montréal. Oggi a cura di Germano Celant e in collaborazione con la fondazione Calder, si documenta tramite modelli, film e fotografie del 1967, l’intervento di Alexander. Le maquettes presenti testimoniano il processo di lavoro dell’artista, per i suoi stabiles, sculture astratte immobili, costruiva modelli di piccole dimensioni e solo dopo la conferma del committente diventavano monumentali. Mentre, Vedova, Celant e Fabrizio Gazzarri si rivolgono al pubblico con una rivisitazione della modalità di proiezione brevettata per l’Expo. Nella ricostruzione viene utilizzata la forma rotante originale che fu costruita ad hoc in alluminio laminato e montata al centro dello spazio, tra gli schermi e i proiettori del Percorso/plurimo/luce come elemento che veniva riflesso e contemporaneamente riverberava sugli schermi e sul pubblico. Questi camminava dentro all’installazione e tra le proiezioni entrando a far parte dell’opera di Emilio Vedova. La mostra include una vasta documentazione con progetti, disegni e fotografie dell’epoca, inoltre è riattivata la macchina ideata da Renzo Piano le cui navette porteranno al pubblico, insieme ad alcune tele degli anni Ottanta, per la prima volta a Venezia, diversi quadri dal ciclo De America, del 1976, tutte pitture in bianco e nero, di straordinario rigore pittorico e forte impatto visivo. I musei civici veneziani sono in prima linea nuovamente con Muve contemporaneo, un lungo dialogo tra passato e presente che coinvolge molte delle strutture della fondazione.

A inaugurare la rassegna non poteva che essere la Galleria internazionale d’arte moderna di Ca’ Pesaro, luogo per antonomasia dedicato al Novecento e ai suoi sviluppi, presentando nei grandi saloni un tributo a uno dei massimi maestri della contemporaneità scomparso da pochi anni: Cy Twombly, nato a Lexington in Virginia nel 1928 e morto a Roma nel 2011. Con l’allestimento di Daniela Ferretti, la mostra è una sorta di percorso iniziatico, che attraversa sessant’anni del lavoro dell’artista statunitense, un ritorno a Venezia dove fu presente per ben cinque volte alla Biennale, l’ultima nel 2001 che gli valse il Leone d’Oro. È Jenny Holzer, l’artista concettuale, anche lui vincitore del tanto amato premio nel 1990, protagonista dell’esposizione War paintings ospitata, in collaborazione con la Written art foundation di Francoforte, nella sala delle Quattro porte al museo Correr. Le opere, collocate nel percorso del museo simbolo della storia della città, sono una selezione di dipinti di guerra realizzati nel corso di dieci anni, operando su documenti desecretati e altro materiale riservato del governo degli Stati Uniti, relativo sia alla guerra globale al terrorismo dopo l’11 settembre 2001, sia alle operazioni militari Usa in Afghanistan e Iraq.

Il museo Fortuny apre le porte degli ambienti evocativi di palazzo Pesaro degli Orfei, alla mostra Proportio. Frutto del lavoro di un comitato scientifico internazionale composto da scienziati, filosofi, musicisti, architetti, storici e storici dell’arte, coordinato da Axel Vervoordt e Daniela Ferretti, il progetto studia quella che in un trattato di Luca Pacioli, illustrato da Leonardo e stampato a Venezia nel 1509, venne chiamata “divina proporzione”, ovvero quella proporzione geometrica scoperta dai pitagorici e definita da Euclide che è simbolo dell’armonia dell’Universo: un numero irrazionale che fin dai tempi più antichi fu considerato il numero della proporzione divina, capace di donare a tutte le cose la loro dimensione armonica. Una sfida affascinante che coinvolge grandi artisti della scena internazionale contemporanea come Marina Abramovic, Anish Kapoor, Massimo Bartolini, Rei Naito, Michael Borremans, Izhar Patkin, Maurizio Donzelli, Otto Boll, Francesco Candeloro, Riccardo De Marchi e Arthur Duff a cui sono state espressamente commissionate opere sul tema, esposte accanto a lavori di Ellsworth Kelly, Sol Lewitt, Alberto Giacometti, Carl André, Agnes Martin, Fausto Melotti, Mario Merz e Ad Ryman, ma anche a reperti egizi, a una serie di dipinti architettonici degli antichi maestri olandesi, uno splendido ritratto di Botticelli e una scultura monumentale di Antonio Canova.

Contaminazioni cariche di suggestioni anche a Ca’ Rezzonico, per un appuntamento con unica data, il 9 maggio alle ore 17.00, ideato da Corrado Levi. Maestro dell’arte e dell’architettura contemporanea, Levi proporrà nel salone al primo piano, una performance centrata sulle corrispondenze tra emissione di suoni del violoncello e modi di condurre il pennello in pittura. A palazzo Mocenigo, dove trova sede anche l’installazione multimediale e multisensoriale The rape of Venice di Andrea Morucchio, sono presenti le piccole creazioni di Textile art o Fiber art, selezionate da una giuria per la rassegna Miniartextil. Quest’anno Gea, la Grande Madre, è il tema con cui si sono confrontati artisti provenienti da ben 22 paesi. Ci inoltriamo in laguna, per trovare la pittrice americana Leslie Hirst, con il suo lavoro a metà strada tra scrittura e arte visiva, in rapporto con gli ambienti, i manufatti, le tradizioni del museo del Merletto. L’ispirazione per le creazioni presentate nasce da una visita a Burano nel 2005: parole e merletti si fondono nelle sue creazioni, dando vita a nuove forme di linguaggio, laddove il tessuto e gli spazi aperti rappresentano rispettivamente il contenuto e il contesto.

L’artista irlandese Sean Scully è presente tra le calli a palazzo Falier grazie alla fondazione Volume! con Land sea. Fra gli eccezionali lavori esposti anche una serie di opere della serie Doric, possenti composizioni su alluminio. A cura di Eugenio Viola, l’Estonia offre al visitatore un nuovo progetto dell’artista Jaanus Samma con Not suitable for work. A chairman’s tale, una frammentata opera di fantasia che si lega a materiali d’archivio risalenti al regime sovietico. Dansaekhwa whit Lee Ufan è una importante installazione site-specifica composta da nuove opere del maestro coreano. A cura di Yongwoo Lee, il percorso si snoda al piano terra di palazzo Contarini-Polignac, dove prosegue la formidabile indagine dell’artista sulla relazione tra divento e non dipinto, tra spazio e vuoto, tra passato e presente. «Volevo ampliare l’idea di espressione – afferma Lee Ufan – non attraverso l’atto di creare qualcosa qualcosa dal niente, ma piuttosto manipolare sottilmente le cose già esistenti in modo da conferire loro un impatto maggiore».

Info: www.labiennale.org

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