Ottantuno immagini raccontano i colori di una vita che non è stata scelta. Chiarori e penombre di esistenze difficili in Bangladesh, eppure cariche di una dignità regale: sono le fotografie di Beatrice Mancini, raccolte nella mostra dal titolo Princess of Waterland, armonia di luce e fango al Centro Culturale Candiani di Mestre, inaugurata il 5 marzo e che proseguirà fino al 19 aprile, aprendo il mese d’iniziative di MarzoDonna, organizzato dal Centro Donna del Comune di Venezia. Mancini, specialista in fotografia di reportage, si è unita a Il Filo di Juta, una Onlus che ha portato assistenza nel sud del paese: una terra dove terra e acqua determinano lo stile di vita degli uomini e delle donne che la abitano, una terra che sprofonda nell’acqua per il trenta per cento del suo territorio e dove le condizioni sanitarie sono tragiche, a causa della paradossale scarsità di acqua potabile. In questa situazione, già così disperata, la condizione delle donne è assai più difficile di quella degli uomini. Il fatto che i medici della Onlus fossero tutte donne ha favorito l’avvicinamento della parte femminile della popolazione, spesso lasciata ai margini dalla società: donne fuoricasta e musulmane in particolare.
Gli scatti di Mancini raccontano le storie emerse durante il periodo di assistenza e in esse è ritratta un’armonia di luce e fango come rappresentazione di vite consumate, per queste donne, a servire prima il padre e poi il marito, in uno stato di perenne sottomissione. «Alcune accettano passivamente il loro destino, altre invece prendono coscienza della loro condizione e scelgono la libertà uccidendosi in modo atroce, spesso con il veleno per topi. Gesti di disperazione in un mondo in cui perfino il minimo cambiamento sembra impossibile” – racconta la fotografa – “Donne spesso costrette a sposarsi a tredici o quattordici anni, spesso mogli di uomini assai più vecchi di loro o magari deformi. Vittime di abusi di ogni genere, si ritrovano da sole, abbandonate, emarginate, destinate a una vita di strada, se solo si azzardano a fare una denuncia, perché quello che sono chiamate a fare è esclusivamente generare figli e servire gli uomini. Queste principesse dagli abiti sgargianti e dagli sguardi antichi, hanno un lungo cammino da percorrere: devono prendere coscienza che questo mondo di terra e di acqua può essere migliore anche per loro». Mancini collabora con riviste italiane e straniere tra cui Corriere della Sera, La Stampa, Il Giorno, Geo, D di Repubblica, Emergency, L’Europeo, Focus Storia, Focus, Gioia, Famiglia Cristiana, Cartier Art, Telegraph Magazine. Dopo la laurea in Lettere Classiche con una specializzazione in Archeologia Medievale, ha conseguito il Master in Comunicazione presso l’Università Ca’Foscari di Venezia. Nel 2011 ha vinto il Portfolio Italia con il lavoro Love Camping-apologia dello stanziale con Paola Fiorini.
Dal 6 marzo al 19 aprile, Centro Culturale Candiani, Venezia Mestre; info: candiani.comune.venezia.it