Il Complesso del Vittoriano ospita la grande mostra Giorgio Morandi, a cura di Maria Cristina Bandera, che ripercorre l’itinerario creativo dell’artista emiliano attraverso una ricca messe di dipinti a olio, disegni, acquerelli e incisioni. La retrospettiva è frutto di un considerevole impegno di reperimento delle opere esposte, provenienti da musei importanti, come il Centre Pompidou di Parigi, la Galleria degli Uffizi, la Pinacoteca di Brera o il Mart di Rovereto, da fondazioni come la Fondazione Longhi e la Fondazione Spadolini di Firenze, ma si avvale anche di prestiti da collezioni private, che attestano la centralità dell’opera morandiana nella storia dell’arte e in quella del costume italiano. Artista schivo e riservato, ma non fuori dal proprio tempo, Morandi si formò all’Accademia di Belle arti di Bologna, dove nel 1930 gli fu conferita “per chiara fama” la cattedra di incisione, che lo impegnò nell’insegnamento fino al 1956. Accanto a incisioni rare e con tiratura bassissima nella retrospettiva romana sono esposte eccezionalmente anche alcune matrici in rame messe a disposizione dall’Istituto nazionale per la grafica. “Dipingo e incido paesi e nature morte”- scrisse Morandi, sintetizzando i temi ricorrenti di tutta la sua ricerca artistica. Ciotole, bottiglie, vasi, conchiglie, fiori e paesaggi sono divenuti gli elementi distintivi delle sue tele. L’affermazione secondo cui “non vi è nulla di più astratto e surreale del reale” è considerata il manifesto di poetica dell’artista. La realtà esiste per ciascuno in un modo diverso e forse la sua unica verità è riposta nella dimensione geometrica.
Protagonisti di tutta la produzione di Morandi sono oggetti immobili, dai colori spenti e polverosi, che risultano spogliati di ogni naturalismo. Si assiste a una sorta di svuotamento del contenuto dell’oggetto rappresentato che produce un effetto straniante teso ad arrivare all’essenza delle cose. Sono trascorsi più di quaranta anni dalla mostra postuma dedicata all’artista nel 1973 alla Galleria nazionale di arte moderna di Roma curata da Cesare Brandi e, rispetto a quest’ultima, l’esposizione odierna si propone di rileggere il mondo poetico dell’autore alla luce della sensibilità contemporanea e della sempre crescente rilevanza internazionale che l’opera di Morandi ha assunto nel tempo. «Il percorso artistico di Morandi non è una parabola – spiega la curatrice – ma, come scrisse Roberto Longhi, la sua è una traiettoria ben tesa». Ammirando le opere, disposte secondo un criterio cronologico e tematico, si possono comprendere i mutamenti piccoli, costanti e continui che i temi ricorrenti delle nature morte o dei paesaggi hanno subito negli anni, come pure la grande ricerca sulla materia cromatica e sull’impasto, che illuminano l’eccellenza del saper fare nell’arte di Morandi. Organizzazione e realizzazione sono a cura di Comunicare Organizzando
Fino al 21 giugno, Complesso del Vittoriano, Roma; Info: www.comunicareorganizzando.it