«Entro il 2025 nessuna emissione di carbonio. Usa e Cina hanno raggiunto un accordo per ridurre le emissioni di gas serra». (La Repubblica, novembre 2014). Il 2025 sarà l’anno chiave di una serie di cambiamenti climatici, economici, tecnologici che interverranno a cambiare la vita dell’uomo, il suo rapporto con la natura, una data che ha assunto profili mitici. 2025 Future Enviroment Human, evento ideato dall’associazione Seven O’Clock, si confronta con queste tematiche. «Con intento quasi provocatorio abbiamo scelto questa data simbolo per riflettere sulla possibilità di creare un’armonia tra uomo e natura, e suggerire positività», ci ha detto Giorgia Noto che insieme a Sofia Francesca Miccichè ha curato la mostra. Non un conflitto tra due elementi in lotta per salvarsi dall’altro, ma un gioco di incontri, una comunicazione attraverso la sensorialità, in cui estetica ed ecologia si fondano.
2025 è una rassegna di opere di oltre venti artisti nazionali e internazionali tra musicisti, sound artist, visual artist che riflettono sul rapporto uomo natura, utilizzando la tecnologia digitale come medium. La mostra, allestita negli spazi dell’Ex Cartiera latina, dialoga con un ambiente fortemente caratterizzato dal punto di vista architettonico, sfruttandone gli elementi, come nel caso dell’opera site specific Il giardino delle mele d’oro di Giuseppe Licari, tra le più suggestive. Un’installazione monumentale composta da tre torrioni, che riempiono lo spazio in senso sia orizzontale che verticale, con alberi di arancio sulla sommità. Ispirandosi al mito greco del giardino delle Esperidi, Licari riflette sulla distanza fisica e simbolica che l’uomo ha creato con la natura e propone allo spettatore di percepire questo distacco attraverso la propria soggettività.
Un’altra delle opere che attrae il pubblico è l’installazione del duo Sceocosme, Phonofolium. I due francesi, ricorrono al linguaggio multimediale per creare un’opera raffinata e magica. Tra i rumori delle altre installazioni risuona la ”voce di una pianta” che, attraverso un sistema di sensori e di scambio di energia elettrostatica, reagisce alla presenza umana. Lo spettatore si sofferma a toccarla stupito e intesse in quei minuti un rapporto di dialogo sensoriale puro, potremmo dire primigenio. Le piante sono ancora protagoniste nell’istallazione sonora auto generativa, Clorophyllian Beats di Stephanie Kozick. Un cinema per le orecchie e per i sensi, come lo definisce l’artista, che attraverso un sistema di microfoni amplifica il rumore di una goccia su una foglia. Un rumore sordo che accoglie lo spettatore già all’esterno della sala espositiva. La suggestione sta nella sonorità più che nella visione, perché in essa si percepisce la forza violenta di un fenomeno che da naturale diviene artificiale. Un rumore che invita a riflettere anche sull’atteggiamento di prevaricazione dell’uomo sugli elementi naturali.
Futuro, ambiente, umanità: tre parole chiave e una data simbolica entro la quale, secondo i programmi e le statistiche, tanto dovrebbe esser fatto e molto dovrebbe migliorare. E il ruolo dell’artista? Quale può essere il suo contributo? La rassegna artistica 2025 pone l’accento proprio su questo aspetto e mostra che anche l’arte può intervenire nel cambiamento ponendo al centro del proprio lavoro lo spettatore, offrendogli un tipo di esperienza percettiva di tipo interattivo, grazie alla quale intessere un dialogo armonico con la natura senza perdere i propri punti fermi, come l’uso della tecnologia. Un ritorno alla natura e un richiamo alla purezza delle sensazioni senza snaturasi; dunque, un raggiungersi a vicenda. E in questo percorso, assume grande importanza anche l’aspetto ludico che coinvolge il pubblico come nel caso dell’evento di chiusura di domenica 15 febbraio: #UPGIOTTO, un gioco di disegno dettato ideato da Alessandro Ceresoli e il gruppo A12, in cui passanti sono invitati a descrivere, disegnando sulla strada con dei gessetti, l’immagine di una carta estratta da un mazzo. Come ha dichiarato l’ideatore «Giotto è un gioco povero, di quelli con cui si divertivano i nostri padri e i nostri nonni». La rassegna tenta la difficile impresa di rendere consapevole l’uomo del suo impatto sulla natura e invita a una possibile armonia con essa.
Fino al 15 febbraio
Seven O’Clock, all’Ex Cartiera Latina, via Appia antica 42 – Roma
Info: http://sevenoclock.it/upcoming/