Cinque mostre

L’American Academy in Rome apre le porte della sua storica sede affacciata sul Gianicolo per presentare Cinque mostre, l’appuntamento espositivo annuale che raccoglie i frutti del lavoro di ricerca avanzata nelle arti e nelle discipline umanistiche, grazie all’apporto dei vincitori del Rome prize, ma anche di artisti e curatori, italiani e internazionali, invitati per l’occasione. Per delineare la collettiva Milk Revolution i guest curators Ilaria Marotta e Andrea Baccin, editors di CURA, prendono avvio dalla fotografia che Allen Ginsberg scattò nel 1985 ad Harry Smith mentre trasformava il latte in latte. Quell’immagine è diventata emblema della beat generation, paladina di tante lotte dallo slancio rivoluzionario e al contempo pacifista. Come il gesto “dada” di convertire il latte in latte è un processo alchemico dell’assurdo, allo stesso modo l’esposizione romana riunisce diciotto artisti – tra cui Artie Vierkant, Abinadi Meza, Alessandro Piangiamore, Martino Gamper e Gabriele De Santis – per rievocare la mutazione della materia e la possibilità o meno di controllarla. Con la mostra Dislodging the silence: public art intervening in Mussolini’s Foro italico il curatore Max Page, vincitore del Rome Prize in Conservazione del patrimonio, ha invitato sette artisti a riflettere sull’architettura capitolina dell’epoca fascista. Al centro della riflessione il Foro italico che, a dispetto della fruizione distratta dei nostri giorni, racconta molto della carica propagandistica che Mussolini gli volle conferire. Il lavoro punta un fascio di luce su uno spazio urbano da rileggere con nuova distanza critica, affrancato dal silenzio che l’ha avvolto per anni.

La mostra A Roma di Daniel Phillips e Kim Karlsrud, borsisti in Architettura del paesaggio, attraverso la distillazione a vapore di materiale vegetale proveniente da luoghi simbolo della capitale, riporta un soffio di vita sulla bellezza dei monumenti, spesso cristallizzata dalla storia dell’arte o dalle fotografie dei turisti, a scapito della sua immanenza sensoriale. Il progetto Material Narratives di Anna Serotta, con Adam Kuby, Krys Lee e Liz Moore, illumina il nesso profondo tra cultura e vita. Attraverso una performance l’opera letteraria di borsisti in Accademia viene scolpita su un blocco di marmo per poi essere ridotta in frammenti e ricomposta con l’innesto creativo di altri scrittori. Anche nell’arte tutto ciò che viene creato muore per lasciare impronte in nuove forme di vita. Con Satellites un grande disegno a parete riassume l’indagine che Firat Erdim e Olivia Valentine hanno realizzato intorno allo spazio civico. Segovia e Cappadocia sono state prescelte per documentare l’intima dialettica tra prospettiva individuale e collettiva nel generare l’idea di orizzonte urbano. La musica del silenzio è infine il fil rouge del progetto a quattro mani Prex gemina: l’ambient electronic artist Lakshmi Ramgopal aka Lykanthea e la musicista borsista in Accademia Paula Matthusen, registrando l’abissale assenza di suoni delle catacombe cristiane, trasmettono un intenso sentore del soprannaturale, nel momento stesso in cui evocano la presenza delle donne martiri che in quelle pareti sono raffigurate.

Fino al 1 marzo 2015, American Academy in Rome; info: www.aarome.org