Nel 1968 Fabio Sargentini presentava la prima grande personale dedicata a Luca Maria Patella negli spazi della sua galleria, L’Attico, ancora nel garage di via Beccaria a Roma. Raccontava un artista partendo da un ambiente, da un’installazione spaziale che diventa il nucleo fondamentale della mostra presentata al Macro di Roma, quasi cinquant’anni dopo, a cura di Benedetta Carpi de Resmini e Stefano Chiodi. Come fossilizzato nel tempo – un po’ seguendo il filone che negli ultimi anni ha visto rivivere opere e/o intere mostre dal passato ai giorni nostri – l’ambiente caratterizzato dall’azione del Camminare e dell’incontro al tavolo di un bar (con tanto di istruzioni, che l’artista stesso aveva allegato alle opere nell’anno della loro prima presentazione al pubblico) tornano in vita, a testimonianza di quanto Luca Maria Patella possa essere un artista attuale e contemporaneo ancora oggi, non solo negli anni Settanta. La normalità di un gesto comune, la normalità stessa della vita con la sua quotidianità, diventano frammenti di un racconto artistico immerso di poesia, che Patella ha sviluppato negli anni tra il 1964 e il 1984 lasciando che la creazione performativa diventasse un momento caratterizzante del suo lavoro. Azione e linguaggio, linguaggio e azione sono le colonne portanti di un percorso artistico fatto di pensiero e riflessione. L’azione performativa del misurare la terra, protagonista del 16mm Terra Animata, torna ad essere visibile non solo in formato video, ma anche in scatti fotografici che non sono frame del girato stesso, ma istantanee scattate da Patella al momento dell’azione, come si trattasse di una tela animata.
Nella sala dedicata alla fase cosmologica i curatori sottolineano la forte attenzione dell’artista verso questa branca, conosciuta e amata grazie all’influenza del padre. I profili astrali del maestro Patella e della moglie Rosa Foschi sono anch’essi una storia fatta di simboli e significati diversi, ma che in quanto segni sono anzitutto frammenti di un linguaggio. Non manca un riferimento alla politica, che prende le forme di un grande manifesto con falce e martello, messa in dialogo, però, con un altro manifesto dell’artista, quello che parla della sintesi tra Id e Azione. Non esiste azione, sia essa anche politica, che non sia preceduta da un pensiero, che non necessiti una previa riflessione sulle cose: solo così sarà possibile che questa venga messa in atto nel migliore dei modi possibili.
Una grande, importante retrospettiva dunque, con una grande sorpresa: per la prima volta dal 1971 (anno al quale risale la mostra dell’artista alla Walker Art Gallery di Liverpool), vengono presentati al pubblico i cosiddetti Alberi parlanti. «Tra le parole dell’artista stesso e Restany, passando per un dialogo in lingua spagnola, fra discorsi ironici e riflessioni filosofiche il visitatore si ritrova immerso in una passeggiata comune immersa in un bosco, che è ancora una volta linguaggio e azione», racconta la curatrice Benedetta Carpi de Resmini. Testimonianza esemplare del modus operandi dell’artista gli Alberi parlanti, da una parte, sono strumenti creativi di un ambiente multisensoriale fortemente poetico, dall’altra sottolineano l’importanza che ha per Patella la relazione esistente tra opera e contesto e quanto la produzione del suono abbia un legame con la scienza e la filosofia allo stesso tempo.
Fino al 26 aprile; Macro, via Nizza 138, Roma; info: www.museomacro.org