Confronto a distanza

REINA SOFIA, Madrid
Berta Sureda, Direttore relazioni esterne

Come e in che ambito la tecnologia può aiutare un museo?
«In molti modi, rappresenta uno strumento di diffusione per dialogare con il pubblico, ed è anche un modo per diffondere conoscenza, idee e anche il patrimonio di un museo».
Che valore può apportare la tecnologia alla fruizione delle collezioni?
«Un valore aggiunto, specialmente legato a una collezione d’arte contemporanea. D’altronde gli artisti rinnovano le loro pratiche servendosi delle tecnologie per esplorare modi di fare arte e trasmettere idee al pari delle nuove esperienze estetiche».
L’immagine virtuale mostra particolari ignorati dagli stessi artisti. Come cambia la realtà e la percezione dell’opera?
«L’immagine virtuale, più che un cambiamento di percezione, offre un nuovo sguardo sulle opere. Queste hanno infinite chiavi di lettura, bisogna prestare attenzione nel modo in cui vengono trasmesse, sia dal punto di vista qualitativo, sia da quello narrativo. È sempre giusto contestualizzare e spiegare il significato dell’opera».
C’è il rischio che a un maggior utilizzo del web come mezzo di diffusione corrisponda un calo delle visite?
«Al contrario, il web può attirare un pubblico diverso. Il nostro sito è concepito non solo come portale di informazione ma anche come spazio di ricerca e conoscenza dell’arte moderna e contemporanea. Il nostro ruolo è quello di creare nuovi strumenti che rendano accessibili arte e cultura contemporanea».
Potrà mai l’immagine digitale sostituire quella reale?
No, nulla può sostituire l’esperienza della visione dell’originale, ma allo stesso tempo capiamo il valore alla digitalizzazione delle opera.

MAXXI, Roma
Ufficio comunicazione digitale

Come e in che ambito la tecnologia può aiutare un museo?
«Per un museo di arte contemporanea come il Maxxi la tecnologia non è solo parte integrante di molte delle opere esposte, ma il veicolo imprescindibile con il quale il museo diffonde e promuove la sua attività culturale e le sue mostre».
Che valore può apportare la tecnologia alla fruizione delle collezioni?
«Un uso mirato degli strumenti tecnologici permette di approfondire e consolidare il rapporto del visitatore con le opere esposte, permettendogli di personalizzare l’esperienza museale attraverso canali e media differenti».
L’immagine virtuale mostra particolari ignorati dagli stessi artisti. Come cambia la realtà e la percezione dell’opera?
«L’uso incrociato di media e canali diversi dà al visitatore la sensazione di “penetrare” in un’opera scegliendo tempi e modi di fruizione».
C’è il rischio che a un maggior utilizzo del web come mezzo di diffusione corrisponda un calo delle visite?
«È un rischio che non esiste se la comunicazione online supporta e promuove il giusto equilibrio tra informazioni e coinvolgimento del pubblico, che diventa parte attiva».
Potrà mai l’immagine digitale sostituire quella reale?
«L’immagine digitale non esiste senza quella reale, ne rappresenta un’estensione, che di certo non sostituisce l’emozione della fruizione dal vivo. Sarebbe come paragonare l’ascolto di una registrazione musicale all’esecuzione di un concerto live».

VAN GOGH MUSEUM, Amsterdam
Annebelle van Lieshout, ufficio comunicazione

Come e in che ambito la tecnologia può aiutare un museo?
«Utilizzando Google art project il patrimonio culturale può essere potenzialmente più fruibile. Questo significa una migliore accessbilità e reperibilità della sua collezione».
Che valore può apportare la tecnologia alla fruizione delle collezioni?
«Google art project con street view, Google + e video hangouts permettono di realizzare un tour virtuale del museo, fondamentale per chi non può visitarlo».
L’immagine virtuale mostra particolari ignorati dagli stessi artisti. Come cambia la realtà e la percezione dell’opera?
«Alcuni dipinti sono disponibili in formato gigapixel, come The bedroom, che permette al pubblico di zoomare le pennellate per esaminare dettagli nascosti. La percezione non cambia ma ci porta più vicino all’opera d’arte».
C’è il rischio che a un maggior utilizzo del web come mezzo di diffusione corrisponda un calo delle visite?
«L’accessibilità al web può aumentare le visite del museo, è una delle ragioni per cui la incentiviamo. Stiamo progettando un nuovo sito con opere e frasi di Van Gogh per invogliare le persone a visitare fisicamente il museo».
Potrà mai l’immagine digitale sostituire quella reale?
«La prima un’espansione della seconda che calza perfettamente con il nostro scopo: raggiungere gli amanti dell’arte che non hanno la possibilità di visitare il museo».

MUSEI CIVICI, ROMA
Claudio Parisi Presicce, Sovrintendente Capitolino ai Beni culturali

Come e in che ambito la tecnologia può aiutare un museo?
«Nella conservazione delle opere e alla sicurezza, ma anche negli aspetti comunicativi e didattici della vita di un museo. L’approccio ludico alla tecnologia consente inoltre di imparare divertendosi».
Che valore può apportare la tecnologia alla fruizione delle collezioni?
«Consente di mettere a disposizione dell’utente un potente strumento didattico, che può essere utilizzato per conoscere in anticipo le collezioni presenti nel museo e per preparare al meglio la propria visita. Google Art Project, ad esempio, permette di approfondire aspetti interessanti».
L’immagine virtuale mostra particolari ignorati dagli stessi artisti. Come cambia la realtà e la percezione dell’opera?
«L’immagine dal vivo e quella virtuale sono diverse ma complementari. L’ultima consente una visione dell’opera nei minimi particolari che dal vivo può non essere possibile».
C’è il rischio che a un maggior utilizzo del web come mezzo di diffusione corrisponda un calo delle visite?
«No, perché l’opera, nella sua fisicità tridimensionale, emana il valore della storia del suo vissuto e racconta e trasmette cose diverse dall’immagine digitale che considero, tuttavia, un validissimo supporto».
Potrà mai l’immagine digitale sostituire quella reale?
«L’esperienza sul web non sostituisce l’esperienza reale. Sono convinto che il contatto ravvicinato con l’opera d’arte non potrà mai essere sostituito da un’immagine digitale».

A cura di  Francesco Angelucci e Fabrizia Carabelli