Condorelli in Hangar

Andrea Lissoni, curatore di Hangar Bicocca, presenta la prima mostra personale italiana dedicata all’artista Céline Condorelli (Parigi, 1974) attraverso la creazione di un display composto da oltre venti opere che si interfacciano e dialogano apertamente tra loro e con l’architettura dello Shed. Il percorso, formato da sculture, video, installazioni è scisso in due parti che rappresentano idealmente il giorno e la notte. Primo elemento significativo per comprendere questo processo è la modifica strutturale apportata allo spazio ex-industriale dall’artista londinese: l’apertura di una finestra che permette alla luce naturale di entrare nella mostra e di scandire ritmicamente la visione delle opere. Lei stessa ha spiegato “c’è un intero mondo nell’ombra di ogni risultato”, un significato nascosto dietro ogni oggetto, pratica, relazione, struttura che si evidenzia nell’oscurità. O in tutti quegli elementi strutturali alla base della nostra esistenza e che non siamo portati a considerare, siano essi materiali di supporto per l’architettura o per le relazioni sociali. Support Structure, appunto, in riferimento ai concetti di sostegno e amicizia, intesi come relazioni essenzialmente politiche, di alleanza e responsabilità, che influiscono sulle diverse modalità di lavoro collettivo. Relazioni che si concretizzano attraverso elementi culturali e economici, fisici e sociali. Support Structures è anche il titolo di una sua pubblicazione, ristampata per l’occasione da Sternberg Press, e tappa finale di un lungo lavoro svolto in collaborazione con Gavin Wade e James Langdon, nella quale si evidenzia un “tentativo di riportare l’attenzione su uno dei dimenticati seppur fondamentali modi attraverso cui comprendiamo e diamo forma al mondo”.

Il nome di James Langdon compare anche nel titolo dell’opera baubau (to James Langdon), un paesaggio tridimensionale che riporta, come una mappa concettuale, storie possibili e riferimenti imprescindibili del lavoro della Condorelli e che mettono in discussione lo status giuridico degli oggetti stessi. Il manifesto, creato per tappezzare le pareti di una sua installazione in corso al caffè del GfZK di Lipsia, dialoga direttamente con l’insegna al neon baubau, collocata sul perimetro esterno di Hangar Bicocca, fungendo da richiamo, mediante la sua illuminazione intermittente, per il pubblico, ma anche per i visitatori all’interno della mostra. Le opere della serie Intentional Objects (In Accidentally Specific Apparences), abitano lo spazio industriale come elementi d’arredo e aprono a possibili dialoghi tra chi le sfrutta, chi le ha create e chi le ha ispirate. La pratica di collaborazione e unione di saperi culmina con l’opera Nerofumo creata appositamente per HangarBicocca in collaborazione con il polo Pirelli di Settimo Torinese e Fondazione Pirelli.

Condorelli è intervenuta nel processo di sviluppo e produzione degli pneumatici Pirelli alterandone il prodotto finale, documentando azioni e conversazioni con i professionisti che hanno partecipato alla realizzazione dell’opera. Le tracce di questo processo si vedono nella messa in scena di tutti i passaggi del lavoro svolto, ma compaiono anche a terra come guida per muoversi nello spazio. Gli Additionals (2012) si presentano come oggetti da collocare all’interno di media che rappresentano una presenza al di fuori di se stessi. Realizzati per il film The Tiger’s Mind di B. Gibson, questi oggetti scultorei assolvono a una funzione ben, ma che può rivelare infinite vite possibili in base al contesto e a chi le abita. Sintesi perfetta per comprendere questa articolata, ma allo stesso tempo delicatissima mostra è il titolo: baubau infatti unisce il suono onomatopeico dell’abbaiare del cane con il termine tedesco bau, ovvero costruzione, che rimanda immediatamente ai riferimenti dell’artista quali il Bauhaus, il costruttivismo, l’arte concettuale degli anni ’70. Attraverso dispositivi dalle linee purissime e rigide,  Condorelli ci guida con poetica dolcezza verso la percezione e la coscienza del mondo che ci circonda, ci invita a vedere il vento che diventa forma (The Bottom Line to Kathrin Böhm), a sporgerci e innalzarci per vedere l’oltre, a spalancare una finestra e godere del passaggio della luce sopra e dentro noi. Fino al 10 maggio 2015, la mostra prevede anche un intenso Public Pogram (consultabile sul sito di HangarBicocca), che culminerà a marzo con il concerto del pianista John Tilbury.

Fino al 10 maggio 2015, Hangar Bicocca, via Chiese 2, Milano; info: www.hangarbicocca.org

Articoli correlati