Cento anni dalla grande guerra eppure sono ancora attuali molte problematiche che ci riportano proprio a quel periodo storico. Un modo per interpretare e filtrare una così complessa realtà che ha coinvolto tutti noi è sicuramente attraverso l’arte. Con La guerra che verrà non è la prima il Mart di Rovereto, patrocinato della presidenza del Consiglio dei Ministri e in collaborazione con importanti istituzioni nazionali e oltre confine, da vita a un maestoso programma di approfondimento culturale che si sviluppa nelle sue tre sedi e si completa con eventi collaterali, incontri, convegni ed appuntamenti. Un progetto diretto da Cristiana Collu e curato da Nicoletta Boschiero, Saretto Cincinelli, Gustavo Corni, Gabi Scardi e Camillo Zadra. Non una semplice riflessione sulla storia ma uno sguardo più complesso sull’attualità del conflitto, protagonista ancora oggi del dibattito contemporaneo. In effetti il Centenario rappresenta il punto di partenza di un’indagine più ampia che attraversa il XX secolo e arriva agli scontri dei giorni nostri. Perno la celebre poesia di Bertolt Brecht: ”La guerra che verrà non è la prima. Prima ci sono state altre guerre. Alla fine dell’ultima c’erano vincitori e vinti. Fra i vinti la povera gente faceva la fame. Fra i vincitori faceva la fame la povera gente egualmente”.
Una forte carica emozionale grazie alla quale l’arte entra in contatto con la quotidianità, i capolavori delle avanguardie uniti con la propaganda, la grammatica espositiva completa rinnova il valore di documenti, reportage, testimonianze, installazioni, disegni, incisioni, fotografie, dipinti, manifesti, cartoline, corrispondenze, diari condividono gli oltre 3000 metri quadrati dedicati all’evento, attraverso anche toccanti e sconvolgenti documentari originali e reperti bellici impiegati durante i combattimenti. L’allestimento, realizzato dal progetto del designer catalano Martí Guixé, non è chiuso lungo un percorso definito e continuativo, in questo modo il visitatore scegli autonomamente da quale ingresso cominciare, lasciandosi trasportare dalle sensazioni, dalla forza comunicativa delle opere e degli oggetti esposti affrontando così la mostra e il suo tema in totale libertà. Un lavoro che non ha precedenti e difficilmente eguagliabile oggi e in futuro come afferma il ministro Dario Franceschini, presente all’inaugurazione: «Una mostra davvero imponente e straordinaria, uno degli eventi più importanti delle celebrazioni per ricordare la prima guerra mondiale in tutta Europa. Così com’è il museo, il Mart è una delle eccellenze del continente, non è soltanto un orgoglio della provincia di Trento ma di tutto il paese».
Infatti da sottolineare la cooperazione con altri paesi: Argentina, Germania, Regno Unito, Lussemburgo, Repubblica Ceca, Francia, Stati Uniti, Svizzera, Austria e Pesi Bassi. L’esposizione presenta alcuni dei capolavori delle collezioni della location di Rovereto, fra i quali opere di Giacomo Balla, Anselmo Bucci, Fortunato Depero, Gino Severini e una lunga serie di prestigiosi prestiti provenienti da gallerie e collezioni pubbliche e private. Artisti che hanno vissuto il dramma della guerra come Max Beckmann, Marc Chagall, Albin Egger-Lienz, Adolf Helmberger, Osvaldo Licini, Arturo Martini, Pietro Morando, Mario Sironi come anche lavori di registi dell’epoca, pensiamo a Filippo Butera, Segundo de Chomón, Abel Gance, impegnati direttamente nel conflitto ed inoltre un approfondimento è dedicato al fotografo cecoslovacco Josef Sudek. Un mondo raccontato non solo come esperienza vissuta in prima persona ma anche attraverso la ricerca di molti altri: Lida Abdul, Enrico Baj, Yael Bartana, Alberto Burri, Alighiero Boetti, Pascal Convert, Gohar Dashti, Berlinde De Bruyckere, Paola De Pietri, Harun Farocki, Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi, Alfredo Jaar, William Kentridge, Mateo Maté, Anri Sala e Artur Zmijewski. La celebre installazione “In flanders fields” di Berlinde De Bruyckere viene presentata per la prima volta accanto alle fotografie storiche che l’hanno ispirata, provenienti dell’archivio fotografico del “In flanders fields museum” di Ypres, Belgio, nel quale l’artista ha trascorso un periodo di residenza.
Un’anteprima anche Guerra-festa di Depero, della Galleria nazionale d’arte moderna di Roma, ora visibile al pubblico grazie al recente lavoro di restauro. L’artista della Val di Non è doppiamente protagonista, non a caso, il Mart in collaborazione con Cooperaction onlus, presenta alla Casa d’arte futurista Depero, la mostra Calpestare la guerra, inserita nell’ampia proposta culturale e a cura di Nicoletta Boschiero e Edoardo Marino. L’idea si concentra su parte di una delle maggiori collezioni d’Europa di tappeti di guerra. Il museo, dedicato alla creatività di Fortunato Depero, che lo stesso artista aveva fortemente voluto come luogo di incontri e dialogo, in questo periodo accoglie 50 tappeti provenienti dall’Afghanistan, prodotti a partire dal 1979, a seguito dell’invasione sovietica. Da allora il popolo afgano, cancellato il ricordo delle aperture e delle riforme degli anni Settanta, vive una situazione di guerra perpetua. Una lotta narrata nelle trame e nei nodi dei tappeti tradizionali trasformati in strumenti di propaganda, di celebrazione, di resistenza e di descrizione di tragici scenari quotidiani.
Infine dal 26 ottobre Afterimage. Rappresentazioni del conflitto, il progetto vincitore di Cxc for curators, il bando nazionale per curatori under 35 ideato dal Mart lo scorso autunno. A cura di Valeria Mancinelli, Chiara Nuzzi e Stefania Rispoli è allestito nei locali di Galleria civica Trento e si confronta con la relazione esistente tra immagini e conflitto nell’epoca contemporanea. Il termine anglosassone afterimage, tradotto in italiano con immagine postuma o immagine fantasma, descrive quell’illusione ottica per cui una data immagine continua a rimanere impressa nella mente anche dopo che la visione della stessa è cessata. Tra gli artisti Bisan Abu-Eisheh, Mohamed Bourouissa, Stefano Cagol, Mircea Cantor, Leone Contini, Marco Dalbosco, Camilla de Maffei, Democracia, Harun Farocki, Massimo Grimaldi, Adelita Husni-Bey, Lamia Joreige, Thomas Kilpper, Aung Ko, Nikki Luna, Francesco Mattuzzi, PietroMele, AdityaNovali, Giorgio Salomon e Pietro Ruffo con un opera del 2008, The youth of the hill. Tutti provenienti da diverse aree geografiche con personali bagli culturali in modo da tracciare eterogenee visoni interpretative sugli sconfinamenti delle immagini e il loro impatto pubblico. La guerra che verrà non è la prima.
Fino al 20 settembre 2015; Mart, Corso Bettini 43, Rovereto; info: www.mart.trento.it