Il museo Macro, centro romano dell’arte contemporanea, dopo mesi di calvario, senza un direttore, senza una programmazione e con un referente istituzionale frammentato in vari uffici dell’assessorato alla Cultura di Roma, ancorché con una collezione autorevole e importante, ma poco valorizzata, rientra finalmente al centro di un progetto di rilancio. E questa è la buona notizia. La soluzione è stata trovata ieri dagli uffici del Campidoglio in una formula che accorpa il museo di Roma di palazzo Braschi, la Galleria comunale d’arte moderna e, appunto, il Macro. «Questo nuovo assetto – ha spiegato l’assessore Giovanna Marinelli – risponde alla necessità di mettere in sinergia i nostri bellissimi musei dedicati al moderno e contemporaneo». Come si procede ora? Con la selezione, tramite bando, di un dirigente cui sarà affidata la guida di quello che promette di diventare un polo dell’arte moderna e contemporanea. L’assessore difende la sua scelta dicendo che «la costituzione del polo è un grande passo avanti in un percorso che dovrà proseguire per dare ancora più spazio al contemporaneo, coordinando nel modo migliore tutte le istituzioni che fanno riferimento all’amministrazione». In realtà la vera notizia, nonché l’interpretazione della stessa, sarà disponibile solo quando sarà pubblicato il bando. Proprio così. Perché, al contrario, resta solo l’idea, se non altro apprezzabile ma poco strategica, di formare l’ennesimo grande contenitore di una proposta confusa e disordinata. Ognuno di questi musei, e il Macro in particolare, gode di un’identità molto definita e profonda. Così come è stata presentata, questa iniziativa per ora sembra rispondere più alla volontà di trovare un corredo giuridico al Macro coerente con l’esigenza di razionalizzare le risorse economiche che alla reale intenzione di dare una grande e prestigiosa casa internazionale (non di natura civica) alla scena contemporanea di Roma. E il timore è che questo destino del museo strida un po’ con le linee guida del ministero dei Beni culturali, che sta dimostrando di voler fare dell’arte contemporanea un fiore all’occhiello della cultura italiana, tanto da dedicare una commissione ministeriale ad hoc proprio alle arti contemporanee. Sono domande che rivolgiamo all’assessore, disponibili, come sempre, a ricevere ragioni e risposte.