Annette Amberg

È un lavoro sui concetti di confine e di spazio pubblico e privato, realizzato dall’artista svizzera Annette Amberg appositamente per la fondazione elvetica, a essere esposto nei locali di Villa Maraini fino al prossimo 11 settembre. La mostra nasce nell’ambito del progetto Openings out to reality che, avviato ormai due anni fa dall’istituto, vuole mettere in discussione l’immagine tradizionale di spazio artistico istituzionale, in favore di un rinnovamento e di un’apertura a nuovi impulsi. Su queste basi Annette Amberg (Berna, 1978) ha scelto come protagonista della ricerca l’istituto stesso, concentrandosi sul suo profilo di fondazione privata aperta al pubblico. L’artista ha perciò analizzato gli spazi da lei abitati all’interno della struttura, realizzando l’istallazione ora ospitata nella Sala Elvetica: ognuna riportata con un diverso materiale e colore, giacciono a terra le planimetrie delle sei camere in cui l’artista ha vissuto durante la sua ricerca. Le une sovrapposte alle altre, formano un enorme tappeto multicolore: una composizione di volumi che occupa l’intera stanza. La Amberg gioca così col tema della delimitazione, molto caro a un’istituzione che rappresenta il proprio Paese in territori stranieri, lasciando lo spettatore libero di percorrere l’istallazione e infrangerne i confini tracciati.

La mostra si snoda su più livelli e con più chiavi di lettura, invadendo l’intero Istituto Svizzero: l’artista ha voluto aprirsi al passato, agli spazi intorno alla sala fornitale e alle idee del personale della fondazione. Così, ad accompagnare la sua mappa di luoghi, si trovano oggetti lasciati come tracce della sua ricerca artistica. Primo tra tutti il grande globo ligneo proveniente dalla biblioteca Casanatense di Roma e che, risalente al XVII secolo, non riporta coordinate. La sua incompiutezza dona nuovo fascino a un oggetto creato per guidare l’uomo ma che qui sembra ammonirci sull’effettiva inconsistenza delle demarcazioni. Nella sala e al di fuori di essa restano oggetti a ricordo degli interventi e delle performance, avvenuti in varie occasioni dall’apertura della mostra, proposti dai membri del personale su richiesta dell’artista. Il tema del ricordo e dell’apertura al passato è sottolineata dall’operazione compiuta dalla Amberg sulle pareti della sala, riportando alla luce la linea di un murale realizzato lì nel 2012 e ponendolo così in comunicazione con la nuova istallazione.

Il percorso dello spettatore termina in una delle stanze protagoniste dell’istallazione ora aperta al pubblico come sala di lettura. Qui la Amberg ha voluto lasciare la bibliografia della sua ricerca: oltre all’opera di Beppe Fenoglio Una questione privata, da cui la mostra prende il titolo, si trovano saggi di psicologia, politica e architettura, in cui lo spettatore può osservare l’approccio dell’artista allo studio sul tema della delimitazione. Emblematica è l’istallazione al neon, posta al di fuori dell’edificio, che riporta il titolo dell’esposizione. Sebbene già visibile entrando, è solo dopo aver visitato la mostra che se ne apprende a fondo l’ironico ammicco dell’artista ai passanti trasformando quel titolo in un gioco di parole ossimorico.

Dal 13 giugno all’11 settembre 2014; Sala Elvetica dell’Istituto Svizzero, Via Liguria 20, Roma; info: www.istitutosvizzero.it

 

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