Seen Unseen

All’insegna del materico e dello sperimentale la Galleria Bycr apre le porte a due artisti che studiano, analizzano e strutturano la materia. In un’intervista, Tatiana Yasinek, gallerista di origini russe, dichiara di voler proporre sulla scena milanese artisti validi, di talento e con uno stile originale. È così che fino al 26 luglio Seen Unseen propone una doppia personale di Lev Khesin e Nigel Holohan curata da Karina El Helou. Come buona tradizione della By, prima, e della Bycr, dopo, anche in quest’occasione si assiste a due studi sulla materia che rendono le opere degli ibridi tra pittura e scultura.

Lev Khesin, classe 1981, è un artista russo che vive e lavora a Berlino dal 1999. Dal 2005 svolge la sua ricerca sul silicone studiandone la stratificazione, i giochi di luce e di colore. La sua ricerca, cristallizzata sui materiali ma non sui procedimenti, propone diverse tipologie di lavorazione di questo materiale tipicamente industriale: nella maggior parte delle opere si assiste alla sovrapposizione di diversi strati di silicone colorato che dà vita a panorami omogenei ed equilibrati. La calma piatta di queste distese rimanda a lontani paesaggi boreali, ma è solo accostandosi alla parete che si percepisce realmente il lavoro e lo studio di Khesin, strato dopo strato i dorsi delle sue opere costituiscono dei mondi a parte fatti di pura matericità policroma. Altri lavori dell’artista russo, al contrario, evitano sin da subito la sovrapposizione di strati omogenei in favore di un debordante accumulo di materiale industriale che sembra con prepotenza voler superare i confini del suo supporto per riversarsi al suolo come un fluido mortale.

Nigel Holohan, nato nel 1986, è un artista irlandese che ha avviato da poco la sua ricerca artistica sulla materia pittorica. Anche lui gioca con la stratificazione, ma lo fa sovrapponendo colore acrilico e resina, per poi scavare la superficie delle sue opere creando piccoli laghi policromi o grandi lacerazioni trasversali. Il colore si apre così a nuove possibilità e genera inaspettate realtà abitate solo da venature concentriche più o meno profonde. Ma è quando l’artista solleva interi lembi di pittura per poi posarli accanto alle loro matrici, che la memoria corre all’antica lavorazione del marmo in epoca bizantina, quando Procopio ne esaltava la fantasia geometrica e coloristica. Due lavori processuali, che sembrano voler indagare fino in fondo le potenzialità della materia, a volte carezzandone pacatamente le superfici, altre sfidandone la resistenza ai processi creativi.

Dall’ 8 al 26 luglio; Bycr, Foro Buonaparte, 60, Milano; info: www.bycr.it

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