Piemonte, bilancio cultura

La sede della Relazione annuale 2013 sui dati relativi alle attività culturali in Piemonte non è stata scelta a caso. L’Osservatorio Culturale del Piemonte poteva puntare su uno dei tanti luoghi istituzionali (teatri, musei e fondazioni) che costellano il centro di Torino, ma ha deciso di non farlo per sottolineare l’importanza di altri scenari della cultura cittadina, apparentemente meno importanti, sicuramente meno sponsorizzati, ma che da anni portano avanti un discorso di culturalizzazione sociale fondamentale per qualsiasi metropoli. La biblioteca Natalia Ginzburg, uno dei variopinti spazi dell’Associazione Lombroso 16, nel quartiere multietnico di San Salvario, è il primo di tanti nuovi poli culturali che nascono e riescono a sopravvivere a Torino nonostante la penuria, o la completa mancanza di risorse pubbliche.

Lo scenario delineato dal direttore dell’Ocp Luca dal Pozzolo vive di luci e ombre. I dati 2013 relativi al pubblico dei musei (+ 6% per l’area metropolitana; + 12% per quella regionale), dei cinema (+ 7% di biglietti venduti e + 3% di incassi al botteghino) e degli spettacoli dal vivo in Piemonte segnano tutti un aumento rispetto all’anno precedente, ma, al contempo, le risorse economiche stanziate dalle istituzioni per la cultura subisce un calo drastico del 25% rispetto al 2011 e un taglio di ben 150 milioni di euro nell’arco degli ultimi 12 anni. La maggior parte di questi fondi finiscono inevitabilmente per la promozione degli spazi e degli eventi culturali di primario richiamo. Un risvolto positivo di questa situazione critica è la nascita di nuovi operatori culturali che prescindono dal finanziamento pubblico, proprio perché consci che questo è irrimediabilmente bloccato sulle “solite” istituzioni. Lombroso 16, padrona di casa della Relazione Annuale 2013, è una delle tante realtà che fioriscono al di fuori di quelle che dal Pozzolo definisce le “cittadelle assediate”. Le istituzioni dovrebbero assumere il ruolo di partner di questi nuovi protagonisti della scena culturale, agevolandone la crescita attraverso una modernizzazione delle norme che ne regolano l’attività.

Altro dato centrale della relazione è quello relativo al clima d’opinione dei cittadini piemontesi. Nonostante la crescita percentuale del pubblico, solo un cittadino su dieci ritiene che l’offerta culturale regionale sia pienamente soddisfacente, mentre il 90% circa degli intervistati è convinto che i musei, gli spettacoli dal vivo e le attività culturali in genere avranno un ruolo di fondamentale importanza per lo sviluppo economico del Paese e che quindi gli enti pubblici dovrebbero continuare a finanziarli.

Infine, scopo delle relazione è stato anche quello di offrire una prima indagine sugli effetti della cultura sul benessere della popolazione, campo di ricerca di numerosi epidemologi a livello internazionale. Moltiplicare e rendere più accessibili le offerte culturali potrebbe essere una leva indispensabile di contrasto delle disuguaglianze di salute, sia nella fase della vita adulta in cui le competenze cognitive e affettive sarebbero indispensabili per tenere aggiornata la capacità di una persona di stare sulla scena lavorativa e della vita sociale, sia in età anziana quando il declino cognitivo molto selettivo per titolo di studio richiede anche “terapie” culturali adeguate per contrastare l’esclusione sociale della non autosufficienza.

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