Don Gallo a fumetti

«Con quella faccia un po’ così, quell’espressione un po’ così, che abbiamo noi prima di andare a Genova», canta l’astigiano Paolo Conte in Genova per noi. Quella faccia un po’ così e quell’espressione un po’ così, don Andrea Gallo, invece, genovese doc, le “indossava” con fierezza da sempre. Il prete delle puttane e dei tossici, costantemente accanto agli emarginati e ai disprezzati, moriva il 22 maggio del 2013, lasciando un solco enorme nel cuore – e nelle strade – dell’amato capoluogo ligure. A distanza di un anno don Gallo viene omaggiato con un’intensa e nostalgica graphic novel – Sulla cattiva strada (Round Robin editrice, 128 pagine, 15 euro) – vero e proprio viaggio dentro Genova, tra i suoi carruggi, percorrendo i ricordi di persone sconosciute e famose (da Vasco Rossi a Franca Rame, da Moni Ovadia a Piero Pelù), che hanno seguito (inseguito?) don Gallo, appunto, sulla sua cattiva strada. Come il premio Nobel Dario Fo, che nella prefazione del volume scritto da Angelo Calvisi e disegnato da Roberto Lauciello, ne tratteggia un toccante ricordo: «Appena finita l’ultima guerra Andrea Gallo, all’età di venticinque anni, andò in Brasile a studiare teologia. Non era ancora stato ordinato prete, ma aveva chiesto lui di essere inviato in missione laggiù. Tornato a Genova, fece domanda per salire su una nave scuola, la Garaventa, dove si trovava a far da cappellano a una numerosa ciurma di ragazzi classificati come difficili. Nel fumetto è uno di quei giovani allievi che racconta l’incontro. Il suo primo commento è: «Quel giovane prete era simpatico e ci faceva ridere. Non aveva niente del solito educatore, anzi era proprio l’esatto contrario. Presentandosi sulla nave ai ragazzi disse: Non sono qui per insegnarvi a vivere, ma per imparare io per primo a navigare in questo mondo».

Ma chi era, veramente, don Gallo? Quante anime ha conosciuto lungo il suo difficile percorso? Quante ne ha tratte in salvo? Sulla cattiva strada (seguendo don Gallo) è un fumetto quasi inconsueto, che ha il crisma della testimonianza. Dalla militanza partigiana alla (già citata) nave scuola Garaventa, dai trans alle prostitute già cantate dall’amico Fabrizio De André, dai conflitti con la curia cittadina alla fondazione della comunità di San Benedetto al Porto, la vicenda umana di don Gallo diventa un racconto duro e commovente. Perché, come riporta un brano, «è l’andatura che le barche a vela sono costrette a fare quando hanno il vento contro. Per raggiungere un risultato il lavoro diventa più duro e la nave più difficile da gestire. Il doppio del viaggio e il triplo della fatica. Questo è andare in bolina. Come le realtà che lavorano sul sociale e che non rinunciano mai a navigare, consapevoli che si scontreranno sempre con forze oscure, in acque che non sono mai semplici anche se piene di bellezza». Info: www.roundrobineditrice.it

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