Summert time

Roma

Si chiama Summert time la collettiva che inaugura nella galleria capitolina Rossso20sette e che presenta le opere dagli artisti Emanuele Barbagallo, Matteo Casilli, Michael Vincent Manalo, Alessandro Papetti, Gian Paolo Rabito, Alessandro Spadari e Nicola Rotiroti. In merito a quest’ultimo è così che ne parla il critico Paolo Aita.

«In una delle immagini più famose del Romanticismo, il poeta John Keats dice che il suo nome è scritto sull’acqua. L’opera di Nicola Rotiroti sembra essere la nemesi di questo concetto, e per rendere la scrittura del nome imperitura, la sigla con la carne, più precisamente con un misto di carne e immagine, un ibrido. In dimensioni culturali differenti dalla nostra, in oriente, il misto immagine/acqua/carne è molto più frequentato. In quel mondo non esiste differenza tra realtà ed evanescenza, perché il fattore tempo non ha importanza: che la realtà si costituisca in fenomeni transitori o in fatti definitivi per loro ha poca differenza. Il senso della dépense del tempo assume una dimensione di accadere flebile, che è soprattutto accoglienza equilibrata dell’evento, in vista di una maggiore conoscenza delle leggi più profonde. L’acqua si addensa e diventa carne, oppure si rarefà e diventa immagine, semplicemente. L’Occidente, al contrario, ha dovuto aspettare l’Impressionismo per decretare l’importanza degli stati di coscienza di superficie, indipendenti dalla volontà, e uguagliarli a quelli apparentemente definitivi. Tutto ciò ci dispone a una diversa conoscenza dell’accadere pittorico in queste opere, dove un espressionismo liquido detta nuove leggi. Ma tornando a un’altra immagine del Romanticismo, ricordo il ”naufragar” che è ”dolce” nelle parole di Leopardi. Nelle opere di Rotiroti è come se anche Ofelia fosse diventata solubile, con un sentimento di morte che attraverso il liquido si espande, e diventa cosmico. La deformazione gentile e drammatica che ha luogo in queste immagini diventa angoscia pura, quando prende l’effigie del ritorno all’amniotico. Queste opere sembrano dipinte dall’orizzonte in basso, come se tutto ciò che sta sotto l’ombelico del mondo prendesse per la prima volta importanza, e la nostra visione si rovesciasse. Ciò che sta sotto il pelo dell’acqua, questa negatività liquida, qui prende il sopravvento rispetto ciò che sta sopra, e il mondo, secondo una relatività che non può che essere angosciosa, si capovolgesse. Questo è anche il movimento della psiche, nella quale occorre normalmente un ribaltamento affinché giunga alla coscienza il rimosso. Questo lavoro è essenzialmente il compito del pittore, perseguito da Rotiroti con una allure liquida che non può non conquistarci».