Al via la Biennale di Berlino

Primo giorno ufficiale di apertura al pubblico per l’ottava Biennale di Berlino, dopo che il vernissage di ieri sera ha visto una grande affluenza di visitatori e amanti dell’arte, rimasti a lungo in fila sotto una pioggia battente in attesa di una prima esclusiva visita alla rassegna artistica curata quest’anno da Juan Gaitán. Tra le quattro location che ospitano la Biennale, il KW Insitutute of contemporary art è sicuramente la più visitata, grazie alla sua posizione centrale a pochi passi da Friedrichstraße, via principale dello shopping berlinese.

Sedici sono gli artisti esposti sui quattro piani che costituiscono il KW e ogni opera è una risposta personale al tema scelto da Gaitán: l’interrelazione tra narrativa storica e vita individuale. Una delle prime opere esposte è Ancestors/Fearing the Shadows, una serie di fotografie con cui l’artista sudafricano Santu Mofokeng ritrae il cambiamento rurale e urbano del suo paese, causato da un violento processo d’industrializzazione. Il paesaggio è anche il soggetto principale dell’opera The Strangers dell’artista peruviano David Zink Yi, una documentazione video di 72 minuti che mette a confronto l’ambiente esterno della miniera di Ayacucho in Peru, calmo, silenzioso e quasi paradisiaco, con il martellante lavoro dei minatori all’interno della stessa. Una delle opere più significative è sicuramente A secluted and pleasant land. in this land I wish to dwell della portoghese Leonor Antunes, un’installazione che occupa l’intero secondo piano del Kw. Realizzata con materiali semplici come spago, legno e fibre naturali, gli stessi utilizzati per rituali sacri dalla tribù indigena dei Kuikuro in Brasile, l’installazione è un intento di creare un collegamento tra riti ancestrali, pratica dell’artigianato contemporaneo e l’attuale epoca della produzione di massa. Arrivati all’ultimo piano del Kw ci si trova di fronte all’opera più affascinante e delicata dello spazio: In Pursuit of Bling di Otobong Nkanga. Incentrata interamente attorno al minerale mica, l’installazione è stata creata dall’artista dopo aver ritrovato questo minerale in un’erboristeria a Marrakesh. Usata per numerosi prodotti industriali, dai cosmetici ai sistemi radar, la mica è però per l’artista molto di più che un minerale di produzione. Come fu la madeleine per Marcel Proust, la riscoperta della mica ha risvegliato in Otobong Nkanga ricordi innocenti legati all’infanzia e al contatto con questa sostanza luccicante, ricordi che l’hanno portata, appunto, a realizzare una straordinaria opera per la Biennale di Berlino.

Queste sono solo alcune delle opere visitabili alla Kw, ma la Biennale è ospitata in ben altre due sedi, se non si conta Crash Pad che costituisce già di per sé un’opera d’arte, situate nella zona periferica di Dahlem, a sudovest della città. Il primo giorno di apertura della Biennale è ormai giunto al termine, ma la mostra è visitabile fino al prossimo 3 agosto ed è arricchita ogni giorno da eventi musicali, presentazioni e workshop che contribuiscono a tenere costantemente vivo l’interesse per una delle rassegne artistiche più importanti non sono della Germania, ma dell’Europa intera.

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