Il sublime di Mustafa Sabbagh

Inaugurata alla The Format contemporary culture gallery la personale di Mustafa Sabbagh, Delightful horror, un viaggio attorno all’estetica del perturbante, palesato in tele prevalentemente scure, nere, appositamente realizzate per la galleria milanese e accostate alle sculture di Milena Altini, anch’esse racchiuse in una mostra personale intitolata Come vedi, ancor non m’abbandona.

Nelle sue immagini, Mustafa non racconta la storia di un individuo, ma quelle di una coppia, di una coabitazione amorosa ed è interessante scoprire come ad ogni racconto corrisponda un format accuratamente pensato: l’incontro e l’unione si manifestano nei dittici, la conoscenza dell’altro invece nei ritratti e poi temi come la vita in comune, la separazione, l’assenza e infine l’abbandono che sfocia nelle immagini di paesaggi. Nella sua globalità, le immagini di Mustafa Sabbagh, si articolano intorno a un progetto autobiografico che diviene biografia condivisa poiché stimola in chi osserva una reazione altrettanto intima. 
Una costante riscontrabile nei ritratti dell’artista è l’utilizzo di costumi di ogni epoca appena svelati dalla luce che li fa emergere dal fondo nero, egli elabora un estetica del post sublime, un sublime tormentato, ansioso ed affascinante. Acquisisce bustini seicenteschi, pezzi di scarpe, guanti di lattice, gorgiere ed accessori di tutti i generi, per far nascere sintassi inattese. Recupera materie povere per evocare angosce, utilizza scarti per ironizzare sulla civiltà dei consumi e infine tratta i costumi e gli abiti come un epidermide da aggredire e sceneggiare. Una pratica dell’accumulazione e del riciclo che oltre ad essere un richiamo alle azioni dei Nouveaux réalists costituisce anche una scelta estetica. Sabbagh vuole dimostrare che le strutture artistiche non si limitano mai a un gioco di significazioni ma che l’essenziale resta quest’orizzonte di fusione, questa esigenza di armonia e coabitazione con le varie fasi della storia dell’arte.

L’intera esposizione, curata da Guido Cabib, ruota attorno al concetto di Edmund Burke di Sublime: “Tutto ciò che può destare idee di dolore e di pericolo, ossia tutto ciò che è in un certo senso terribile o che riguarda oggetti terribili, o che agisce in modo analogo al terrore”. Così sia il fotografo italo-giordano che la designer faentina mettono in scena immagini oscure, sculture ed installazioni inediti che offrono una visione di bellezza che ne è antitesi al tempo stesso. Fino al 13 giugno, The Format contemporary culture Gallery, via Giovanni Enrico Pestalozzi 10, Milano; info: www.theformatgallery.com

 

 

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