Sulle rive dell’Almone

C’era una volta un fiume, o c’era una volta un giovinetto, di nome Almone, immortalato nel canto VII dell’Eneide dall’ispirazione del poeta Virgilio: fu il primo eroe perito nella guerra tra Troiani e Latini, alle origini di Roma. Come per tutte le leggende auree, anche in questo caso storie e miti si sovrappongono e continuano a transitare nel tempo, parte di noi e della nostra storia. Il sacro fiume Almone in primavera, nella valle della Caffarella è la mostra che celebra il terzo fiume di Roma, dopo Tevere e Aniene. Ritenuto sacro dai romani, sgorga nel parco della Caffarella e oggi rischia di morire soffocato dall’inquinamento. A ospitare la collettiva di quattro artisti è la Galleria Studio.ra, centro di ricerca e sviluppo, specializzato in arte e cultura contemporanea e attento alle nuove tecnologie. La missione è importante: salvare il fiume dal degrado, levare un grido di protesta attraverso l’arte, a nome di tutta la comunità. I lavori degli artisti, evocando rituali e simboli millenari, sono ispirati al corso d’acqua, pensando sia alla gloria passata che al ritorno a quella purezza incontaminata che tutti gli abitanti dell’Appio Latino si augurano. «Nel fiume scorre più plastica che acqua», lamenta il comitato della Caffarella, da anni impegnato a valorizzare una riserva in cui le meraviglie dell’archeologia si sposano con quelle della natura. Il comitato organizza passeggiate guidate, laboratori di fotografia e mille altre iniziative che aiutano i cittadini a riscoprire la ricchezza del loro territorio.

Alla mostra l’architetto Konstantin M. Brandenburg regala cenni storico-archeologici sul fiume Almone: “Allora davanti alla schiera, per stridente saetta, cadde il giovane Almone, dei figli di Tirro il maggiore; s’infisse sotto la gola la punta e dell’umida voce/chiuse col sangue la via, e la vita sottile”, scrisse Virgilio per raccontare le sorti del fanciullo che guidò i pastori italici e fu colpito da una freccia. Si narra che fu in grado di addomesticare un incantevole cervo e non è certo, come spesso avviene nella toponomastica, se sia il fiume a portare il suo nome o viceversa.

Ecco i quattro artisti impegnati a celebrare il sacro fiume. Giuseppe Scelfo, architetto romano dedito alla pittura, che coi due quadri Today e Tomorrow offre la visione di un Almone ferito oggi e di quello che rinascerà a nuova vita domani, quando le ingiurie subite saranno riscattate. Vincenzo Ceccato è invece appassionato di scienza e cerca di darle voce attraverso un’arte nutrita di linguaggi multimediali e pittura digitale. Espone Ninfa, installazione tridimensionale in cui una personificazione femminile della natura immerge l’osservatore in un verde avvolgente e accecante. Anche Ovidio racconta il mito del fiume Almone e della Lavatio matris deum, cioè il lavaggio rituale della statua di culto di Cerere che avveniva proprio nelle sue acque. Marziale e Giovenale riportano le storie del ninfeo di Egeria a Porta Capena. La terza artista in mostra, Eleonora Del Brocco, è appassionata viaggiatrice, restituisce i suoi sguardi sul mondo con varie tecniche pittoriche e fotografiche, creando dei reportage, in cui la bellezza si coniuga con l’impegno umanitario e sociale. Per il sacro fiume ha creato due tele polimateriche ispirate al concetto di acqua: Almone injured e Lavatio matris deum. Nella prima campeggia un fiume dolente, in cui scorrono rivoli di sangue, nell’altro un Almone purificato, come quello che ospitava il rito della statuetta di Cerere. Il giovane e promettente artista cinese Qinggang Xiang, giunto in Italia per studiare storia dell’arte e sviluppare il suo talento, nella tela Almone dream immagina per la valle del fiume un avvenire pieno di riflessi colorati e cangianti. Esemplifica bene la primavera, stagione cruciale per l’Almone, perché il 27 marzo gli antichi romani officiavano il sacro rito, immergendo nelle sue acque la pietra nera simbolo di Cibele, madre di tutti gli dei. Mentre si ammirano le opere d’arte nella galleria Studio.ra, si sente ininterrottamente acqua che scorre, grazie a un video che riprende l’Almone nel cuore della Caffarella, accompagnato da musiche di Beethoven, Strawinskij, Dvorak e Mussorgsky. Grandi scrittori hanno tratto ispirazione dalla valle, come Goethe, Byron o Stendhal. Nel ‘900 abbiamo una serie di descrizioni illustri, da Gabriele D’Annunzio fino a Pier Paolo Pasolini. L’inaugurazione della mostra è stata una vera festa di quartiere, hanno partecipato tutti coloro che hanno a cuore il destino della Caffarella, portando dolci e altre prelibatezze, tra cui la ricotta freschissima del casale della Vaccareccia , fatta col latte delle pecore che pascolano nel parco.

 

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