Fabrizio Plessi. Gli anni settanta

Milano

Inaugura oggi, 9 maggio, la personale di Fabrizio Plessi alla fondazione Mudima di Milano. Curata da Marco Meneguzzo, l’esposizione ripercorre la storia di un decennio, gli anni Settanta, che ha visto l’artista reggiano affermarsi nel panorama dell’arte internazionale adottando il video e l’installazione come cifra caratteristica del proprio lavoro e scegliendo l’acqua come soggetto esclusivo di tutta la sua ricerca artistica. In mostra spiccano due lavori fondamentali: Gabbia d’acqua, esposta alla biennale di Venezia del 1972 e mai esposta a Milano, che presenta una piramide in ferro alla cui cuspide è sospesa una gabbia cubica che contiene acqua colorata. E la seconda, Crazy Pool, vede all’interno di una canoa in legno, allestita nella piscina vuota al piano inferiore della fondazione, un mare elettronico diffuso dagli schermi di televisori, in cui il video restituisce una percezione fredda e fluida, analoga a quella dell’elemento acquatico che ha scelto, ma tutt’altro che narrativo, come vorrebbe il medium utilizzato. Grande rilevanza hanno le opere su carta intelata, tela emulsionata su legno e su carta millimetrata, non esposte da quasi quarant’anni. Si tratta di un forte nucleo di grandi lavori progettuali, a metà tra iconografia pop e il concettualismo successivo, risalenti agli anni 1969/76, esposti allo studio Nino Soldano, e ancora nella sua collezione, che testimonia la precocità di certi temi e di certi sviluppi futuri e centrali di Plessi, come l’interesse tutto concettuale per l’acqua come elemento imprendibile, mentre una serie di disegni su carta millimetrata mostrano il robusto consolidarsi del concetto di videoinstallazione, ripreso da Plessi nel decennio successivo. Accompagna la mostra, aperta fino al 28 giugno, un volume sugli anni Settanta curato da Plessi, con un saggio critico e un’intervista inedita all’artista di Marco Meneguzzo, oltre a un’antologia critica di testi del periodo.