Svetlana Ostapovici a Milano

Milano

«I like to hear how the grass grow». È questo l’appello di Svetlana Ostapovici, da oggi in mostra al The format contemporary gallery di Milano. La giovane galleria dedica da sempre i suoi progetti alla ricerca artistica e ai giovani emergenti italiani ma non solo, uno spazio di crescita per talenti nuovi e meno nuovi.

Curata da Guido Cabib, la mostra affronta un tema centrale e molto caro alla Ostapovici: il rapporto dell’uomo con la natura. Un legame vecchio come il mondo, è vero, ma che nel corso del tempo, ha subito numerosi cambiamenti interni e influenze derivate da ogni periodo storico. Nel Medioevo, ad esempio, al contrario di quanto si possa pensare, l’uomo aveva raggiunto un rapporto costruttivo con l’ambiente naturale circostante, un do ut des che permetteva di vivere, tutto sommato, in un’armonia generale. Con l’età moderna e le relative rivoluzioni industriali e tecnologiche questo rapporto si è via via logorato fino a tradursi in un totale predominio dell’uomo sul “mondo natura”. Non più un uso intelligente delle risorse naturali ma un pericoloso abuso che vede l’ambiente non come parte integrante del nostro vivere ma come una realtà fuori di noi, un’identità altra, distaccata e autosufficiente. Confessa l’artista: «L’umanità è afflitta dall’esigenza di modificare e conservare il proprio corpo. Non capisco perché non applica la stessa energia che infonde quotidianamente su sé stessa anche nel curare il proprio habitat. La terra è il nostro corpo e la nostra pelle».

Il percorso espositivo punta a un agognato recupero di un rapporto ancestrale di scambio, e lo fa mettendo in dialogo i due elementi fondamentali, l’acqua e la terra, con la cultura e l’intero sistema dell’arte. Una serie di fotografie, un mosaico e un’installazione che hanno come punto di partenza e di riflessione una vecchia immagine risalente agli anni Cinquanta: Armata rossa in the spring, dove il padre della Ostapovici vestito con la divisa dell’Armata russa insieme ad altri due commilitoni è immerso in un paesaggio dominato dai suggestivi rami di un ciliegio in fiore. Un ritorno alle origini che l’artista moldava si augura anche per il sistema dell’arte, ormai «obsoleto e autoreferenziale», che non è più in grado di esplicare la sua funzione principale: divulgare il pensiero e stimolare le menti a riflessioni sempre nuove. Nell’installazione Untitled, infatti, la Ostapovici si trova in mezzo a numerosi cataloghi e libri d’arte, troppi, che altro non fanno che imprigionarla nella gabbia senza via d’uscita del mercato finanziario in cui versa il mondo della cultura contemporanea.

Una mostra ma anche un promemoria: «I can feel that we are part of the world».

Fino al 20 maggio, The format contemporary gallery, Milano, info: www.theformatgallery.com