Alligo alla galleria L’Opera

Roma

Santo Alligo è artista poliedrico: fin da giovanissimo lavora nel campo della pubblicità, nota la sua collaborazione con Armando Testa, è ceramista, ha studiato alla civica Scuola d’arte ceramica di Torino ed è stato poi indirizzato da Gilberto Zorio all’atelier della ceramista Anna Maria Carusi. È pittore, è disegnatore, è illustratore, infatti pubblica su La Stampa e su Il sole 24 Ore. Entrando negli spazi della galleria L’opera, che ospita la sua mostra, Santo Alligo Antologica 1960-2014 si viene colpiti da una pluralità di linguaggi e di stili che rivelano però un’armonia di colori e forme.
Cosa salta all’occhio immediatamente? L’ironia, ma un’ironia intelligente che si declina come gioco di parole e come gioco di associazioni visive. Un’ironia che si dà vivace e intrigante, carica di allusioni e divertissement. Così il dipinto Gambe accosta una gamba e un braccio maschili, il ritratto di Charlie Chaplin ha i baffi di pellicola. Così la scultura Scatoletta da morto è una scatoletta per cibi a forma di cassa da morto con sopra la scritta carne in scatola, la terracotta Brutto programma vede sovrapposto un martello inchiodato alla guida televisiva, la composizione scultorea Lettura morta accosta oggetti tipici della natura morta alla riproduzione del libro di Moby Dick nell’edizione pavesiana la cui copertina era stata realizzata da Mario Sturani, Senza notizie (la stampa) è un giornale di terracotta senza articoli con il solo titolo La Stampa, Funamboli è una scultura composta da due guanti di terracotta sovrapposti in verticale che si toccano con l’indice.

Per la qualità grafica colpisce l’acrilico Matita creativa in cui una matita esplode e Africante, un acrilico in cui l’Africa si trasforma in un elefante.
La fantasia genuina di Alligo è originata da un istinto innato, l’accostamento di elementi eterogenei riesce a restituire uno sguardo laterale sulle cose, sguardo che diventa centrale nel momento stesso in cui l’opera d’arte acquisisce un suo statuto che si fa indipendente dalla mente creatrice e si fa oggetto da cui scaturiscono suggestioni differenti e molteplici.
Si percepisce il gusto per la sorpresa, e il primo a sorprendersi sembra l’artista stesso, artefice e creatore. Spesso la perfezione della resa tecnica fa del lavoro un qualcosa di talmente aderente alla realtà che questa realtà sfugge di mano per diventare altro.

La normalità del messaggio diventa anormale, nel senso buono della parola, perché quel messaggio è veicolato tramite un guizzo di inventiva che rende la normalità nobile e imprevedibile. L’attenzione al particolare porta sulla retta via che conduce al messaggio nell’allusione al significato tramite suggerimenti imprevedibili. Accade che nasca una certa matrice Pop, come in Idolo infranto, in cui l’effige di Marilyn Monroe è scomposta in pezzi di terracotta rotti fra loro, oppure come in Swatch, dove uno Swatch è allacciato attorno a un braccio, e in tante altre opere anche già citate, ma il Pop di Alligo trae vita dalla grafica e da un gusto per la pratica artigianale che egli porta ad alti livelli e che parla delle origini della storia occidentale: in una sua dichiarazione afferma che colora le terracotte così come le sculture antiche erano sempre colorate, si rifà poi agli Etruschi nell’uso di questo materiale. Pop sono anche i suoi lavori degli anni ’70 che raffigurano, ad esempio, un maglione, una Lacoste, una camicia, una giacca: indumenti modellati su capi che erano suoi. E qui entra in gioco la quotidianità, in questo caso il Pop è un Pop che sa di umanità, di vissuto, di adesione al personale.

Un’altra faccia dell’artista riguarda i ritratti in terracotta: qui egli dà luogo ad una drammaticità intensa e ad un approfondimento interiore. Alligo riesce a cogliere i sentimenti e lo spirito delle persone modellando in maniera accurata e sintetica allo stesso tempo: Santo che ride, colpisce la smorfia facciale; Mia madre Paola, colpisce l’intensità di posa e di sguardo; Santo nel buco, dalla penombra fuoriesce un viso attento e pensoso. Vicino ai ritratti in terracotta, negli spazi della galleria, sono esposti il progetto e le fotografie di Pippo, l’ippopotamo che Alligo ha disegnato per Armando Testa. Curiosità: Pippo aveva due persone all’interno che lo facevano camminare e che gli facevano muovere palpebre, orecchie e bocca tramite dei marchingegni, mentre le guance di Pippo sono state un’invenzione particolare dell’artista.

Fino 10 maggio 2014
Galleria L’Opera via di Monserrato 40, Roma.
Info: www.gallerialopera.com

Articoli correlati