Molina all’Accademia di Spagna

«Il sonno della ragione genera mostri», così Francisco Goya, in uno dei suoi Caprichos del 1797, trasponeva in disegno le apparizioni inquietanti che il torpore della mente produce quando questa abbassa la guardia. Anche José Molina, classe ’65, popola le sue tele di personaggi mostruosi, grotteschi che rappresentano categorie umane, sfumature dell’animo. Dimenticati, predatori, vinti, c’è posto per tutti nell’arte di Molina. Nato a Madrid, vive ormai da diversi anni in un paesino sul Lago di Como. Da lì, nel suo studio, lavora alle sue creazioni complesse, servendosi di una media di 200 o 300 matite all’anno per realizzare elaborati disegni, inizialmente solo in bianco e nero, più tardi anche a colori, con cui cerca di dare forma alle sottili pieghe della psicologia umana. Bestias Humanas è appunto il titolo della sua ultima antologica, ospitata a Roma alla Real Academia de España, curata da Rosetta Gozzini, di cui Inside Art è partner. Il titolo condensa in due parole la ricerca di anni di lavoro, in cui Molina ha dato vita, grazie alla sua immaginazione, a personaggi surreali, simili a mutanti dai tratti antropomorfici: «L’indagine artistica di Molina – scrive la curatrice – si erge sull’esplorazione più profonda di mondi interiori e reconditi dell’umano, rappresentando in modo magistrale, attraverso le sue opere, l’unione tra il visibile e l’invisibile delle cose». Queste bestie umane nascono dall’onirico ma, grazie al tratto di Molina, riescono ad abitare la realtà, facendosi emblema figurativo delle sfaccettature che compongono l’uomo comune.

Nella mostra romana, che inaugura il 27 marzo, viene presentata gran parte della sua produzione dal 2004, che comprende le serie Morir Para Vivir, Sentimentos, Predatores, Cosas humanas, Los olvidados, fino alla sua ultima collezione del 2014, Animadonna. L’esposizione è accompagnata anche da un catalogo edito dalla Guido Talarico Editore. Il trait d’union dell’antologica è l’essere umano, non quale categoria globalizzante, ma come soggetto polimorfo, analizzabile da diversi punti di vista, da quello più critico a quello più speranzoso. Gli uomini di Molina sono sofferenti, segnati dalle rughe della vita e, d’altronde, come egli stesso afferma: «l’arte per me ha una funzione sociale, la uso per riflettere il mondo attuale perché molto spesso l’arte spiega meglio di tante parole quello che stiamo vivendo». Se da un lato le loro fattezze rendono riconoscibili le anatomie umane, dall’altro queste appaiono deformate, sdoppiate, sempre in bilico tra realtà e alterazione della percezione della realtà. L’aspetto psicologico prende il sopravvento, intaccando l’aspetto esteriore di queste anime alla deriva, ingabbiate nel loro scheletro umano logorato, perforato come legno dai tarli della corruzione, della fatica, della solitudine, della tristezza. Come il tratto implacabile della matita di George Grosz, attraverso i suoi personaggi vivisezionati e scomposti, svelava le ipocrisie e la violenza della società, anche quello di Molina calca il profilo interiore delle sue figure creando delle caricature, che riportano sul viso i segni delle loro battaglie personali.

dal 27 marzo al 16 aprile 2014, tutti giorni 10-13/14-19, ingresso gratuito.
Inaugurazione: giovedì 27 marzo 2014 ore 18.30
Real Academia de España en Roma, piazza San Pietro in Montorio, 3
Info: www.raer.it  www.josemolina.com

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