Sempre più Bukowski

roma

«Famoso poeta, già autore maledetto/ viene ritrovato morto ubriaco nella Jacuzzi. Aveva appena firmato un contratto miliardario/ per un film tratto dalla sua vita». Charles Bukowski immagina così, su tutti i giornali , la notizia della sua morte: poeta e scrittore statunitense di origini polacco-tedesche, spesso associato, contro la sua stessa approvazione, alla Beat Generation, per lo stile informale e anticonformista, fu autore di una sessantina di opere e ancora oggi è protagonista incontrastato negli scaffali delle librerie di tutto il mondo. Il 9 marzo ricorrono venti anni dalla sua morte e per l’occasione è appena uscito Il sole bacia i belli. Interviste, incontri, insulti, edito da Feltrinelli, ossia una straordinaria antologia degli articoli su Bukowski e delle interviste più memorabili, a cura di David Stephen Calonne.

Gli incontri con la stampa furono sempre divertenti e ricchi di spunti. Lo scrittore, quanto mai lontano dal modello di poeta silenzioso e dalla vita appartata, fece della autofiction una specie di esercizio mitologico. Indimenticabili i suoi reading di racconti e poesie che lo trasformarono in leggenda metropolitana, perché spesso si comportava da pazzo, dando voce a tutte le fantasie maschili tabù, divertendosi a impersonare lo scapolo disinibito, solitario, antisociale e totalmente libero.
”In agosto avrò 73 anni, quasi ora di fare le valigie per un salto nel vuoto, ma due cose mi trattengono: non ho ancora scritto abbastanza poesie e poi il vecchio che abita nella casa di fianco alla mia, vivo e vegeto a 96 anni, picchia sulla finestra col bastone e manda baci a mia moglie”.
Sono versi dalla poesia Vecchio che Charles Bukowski accennò a un giornalista tedesco nel corso dell’ultima intervista rilasciata sul bordo della piscina nella sua villa di San Pedro, sette mesi prima di morire. Oltre all’ultimo incontro con la stampa Il sole bacia i brutti contiene anche la prima intervista, concessa al Times Literary nel 1963.

Si tratta di una raccolta in cui emerge tutto il mondo bukowskiano, svelato col suo stile e raccontato in prima persona, intriso di ironia caustica e poesia dissacrante, che sempre lo hanno caratterizzato. In realtà era un uomo timido e mite, ma capace di implacabili collere. L’alcool fu il grande amore della sua vita e di tutti i protagonisti dei suoi romanzi, sempre fortemente autobiografici, come Pulp, A sud di nessun nord, Compagno di sbronze o Storie di ordinaria follia. Bukowski arrivò a creare un vero e proprio alter ego letterario, Henry Chinaski: un investigatore intelligente, misantropo e dedito al bere, che passa da un lavoro all’altro e da un’avventura erotica all’altra, in una Los Angeles popolata di prostitute, galeotti e altri personaggi ai margini. ”Smisi di cercare la ‘ragazza dei sogni; me ne bastava una che non fosse un incubo”: i protagonisti sono sempre ammaliati da donne fatali, ma sanno già in partenza che l’amore vero è introvabile. ”Mi guardai intorno. Non c’era nessuna donna lì in quel caffè. Ripiegai sulla cosa che sta al secondo posto in graduatoria: sollevai l’ultimo bicchiere di vino, mescolato a cenere di sigaro e tristezza. E lo scolai”.

La scrittura salvò Bukowski da delusioni e sbronze, riversando nelle sue pagine freschezza e semplicità che lo rendono ancora geniale ai lettori odierni. ”Il mondo è meno di una lisca di pesce. La gente è il più bello spettacolo del mondo e io scrivo per non impazzire, per spiegare a me stesso questa stramaledetta vita”.

 

 

 

 

 

 

Articoli correlati