Nato Frascà

Torino

La videoteca Gam in collaborazione con il fondo Nato Frascà presenta fino al 6 aprile alcune opere video-cinematografiche dell’artista. Con esse si è introdotti al cuore della “questione” Frascà: l’apparente “eterogeneità”, sia nel nucleo formale di ogni singola opera, sia nel loro accostamento espositivo. Definendosi “ricercatore artistico multimediale”, Nato Frascà si è identificato con l’interrogazione di cosa sia l’arte e l’esperienza artistica e di come possa illuminare l’esperienza “flagrante” della vita. Anche attraverso le espansioni dell’esposizione alla pinacoteca Albertina (con quindici opere, fra pittura e scultura, in mostra dal 15 marzo 2014) il suo percorso appare come un attraversamento di codici e di linguaggi. Attraversamenti rispecchiati nella varietà di campi artistici convenzionalmente distanti. Testimoniare questo varcare di soglie è il cuore della mostra presentata dalla Videoteca Gam. Il campo video-cinematografico si è costituito, soprattutto col film Kappa del 1965-66, come emblematico della questione “interiore” che Frascà si è posto. Ciò di cui quest’opera vive – l’affollarsi di ingredienti visivi e sonori senza convenzioni spazio-temporali costringendo ad associazioni mentali al limite della saturazione – è l’impressionante resoconto di un’intera vicenda artistica. L’assenza di riferimenti spazio-temporali e la sincronicità degli “ingredienti visivi e sonori”, diventano l’esplicita conduzione espressiva di Soglie, 1978: un “sistema” di interpolazioni mnemoniche al limite fra caos e rassegna analitica del vissuto. In Informazione leit motiv, film d’impresa del 1968-69, realizzato per la Olivetti, con Enzo Jannacci, questa base espressiva diviene contenuto narrativo: il protagonista è disorientato dal bombardamento di segnali informativi che divengono fantasmi d’ambiguità. Lo stesso disorientamento dello sguardo è a fondamento, mutatis mutandis, del documentario girato per la Rai, Mondrian, l’occhio come coscienza, sulla mostra di Mondrian del 1969 a Parigi. Ciò che Frascà documenta è la reazione dei visitatori alle opere più che le opere stesse, di cui quindi si disvelano le condizioni di visibilità. Anche nei materiali girati e non montati di varia natura, alla Gam in mostra per la prima volta, sorprende come l’occhio sia proprio ab origine organo proiettivo d’ambiguità e non strumento passivo di ricezione.

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