Cinque sensi in uno

«Non si può pensare bene, né amare bene, né dormire bene se non si è pranzato bene», scriveva Virginia Woolf in Una stanza tutta per sé. Questa frase è diventata anche il simpatico motto del popolare programma televisivo Cuochi e fiamme, in onda su La7. Reality show, competizioni culinarie, masterchef e chef in erba registrano ogni giorno le visualizzazioni di appassionati di cucina e di cibo in generale. Si sa, siamo viziosi e il quinto peccato capitale, quello della gola, sta diventando sempre più in voga. Nessun giudizio morale, semplicemente un dato difatto: il cibo sta diventando una passione sempre più diffusa, per non dire, in alcuni casi un’ossessione da analizzare.

A questo ci ha pensato Gola – Arte e Scienza del gusto, la mostra inaugurata alla Triennale di Milano e incentrata, appunto, sul senso del gusto, il più complesso tra i cinque sensi, in quanto strettamente connesso a tutti gli altri. Il percorso espositivo si sviluppa seguendo cinque aree tematiche, ognuna delle quali rappresenta un approfondimento sulla divina arte del cibo: i dilemmi dell’onnivoro, i sensi del gusto, buono da pensare, i segreti del cibo spazzatura e la ricostruzione del gusto. Questa suddivisione concettuale così schematica è dovuta al fatto che i curatori Cristiana Perrella e Giovanni Carrada si sono avvalsi del supporto di alcuni testi del tardo Novecento e di nozioni scentifiche sul tema che fanno sì che l’esposizione si costruisca fondamentalmente in maniera didattica, oltre che artistica. Il quesito che funge da filo conduttore di tutto il percorso espositivo, riguarda la funzione del piacere legato al cibo e l’analisi dell’evoluzione sociale che ha reso il cibo, oltre che  funzionale supporto nutritivo, simbolo dello sviluppo culturale dell’umanità.

La gastronomia, difatti, prima ancora di essere, com’è oggi, fenomeno alla moda rappresentato da chef pluristellati che, grazie alla loro professione, godono della fama internazionale e fanno tanti tanti soldi, è stato uno degli elementi principali della civilizzazione e si eleva sempre di più a rango di disciplina artistica. Così l’evento si fa interessante non soltanto per tutti gli appassionati del cibo, ma anche per coloro che ne vogliono sapere di più sul tema da un punto di vista storico e scientifico.

Per chi sia interessato esclusivamente all’aspetto artistico, vi sono inoltre opere di rilevanza internazionale, tra cui La dieta cromatica di Sophie Calle. «Maria ogni giorno mangia cibi di un dato colore: il lunedì è tutto rosso, il martedì bianco…», scriveva Paul Auster nel suo Leviatano e, Sophie Calle, seguendo pedissequamente le istruzioni dello scrittore, iniziò nel 1997 a mangiare per una settimana cibi solo di un colore, diverso ogni giorno. Pertanto la mostra include alcune immagini del suo esperimento cromatico, che entrano a far parte della sezione del multisensoriale. Di quest’ultima fa parte anche un’opera di Ernesto Neto, l’artista brasiliano che da sempre si prepone la volontà di stimolare, insieme alla vista, l’olfatto, attraverso le sue installazioni di nylon. In questo caso, difatti, l’opera diffonde nell’aria il suo profumo di chiodi di garofano, donando al visitatore uno stimolo sensoriale ulteriore.

Ce n’è davvero per tutti i gusti e, per non rischiare di annoiare i visitatori, sarà stuzzicato il loro gusto con la pratica, attraverso un menù multisensoriale, che coinvolgerà assaggi sonori e degustazioni tattili. Insomma, una mostra che è dedicata al gusto e che però, per parlarne, attraversa i cinque sensi, senza fare esclusioni.

Fino al 12 Marzo, La triennale di Milano, Viale Emilio Alemagna, 6, Milano; info: www.triennale.it

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