Brutte notizie per Nsba

Ah, Paris, la ville lumiere la città dove si respira arte e sregolatezza. La pioggia che batte fina sui gran boulevar e sui cappelli a scoppola siciliani così tanto francesi, così tanto da pittore; che bagna gli impermeabili inglesi così tanto parigini, così tanto d’artista come nella foto di Bresson a Giacometti (tra l’altro in mostra a villa Borghese). Ma cosa ne è ora di questa città cuore vivo dell’Europa nei primi del Novecento? Cosa ne è della formazione delle giovani leve nelle accademie d’arte?

Sembrano arrivare sullo brutte notizie in questo senso dalla città francese. La corte dei conti infatti ha reso noto un documento sullo stato della scuola nazionale superiore di Belle arti a Parigi, la Nsba nel sesto arrondissement nota in tutto il mondo per la qualità delle sue proposte. Dicevamo, niente di buono, tanto da far titolare un articolo su Le Monde: La scuola di Belle arti parigina, pessimi allievi. Il testo in questione in realtà è stato redatto dopo aver osservato la struttura per dieci anni dal 2001 al 2011, poi è stato inviato al ministero della cultura e delle comunicazioni e a quello dell’insegnamento superiore e della ricerca. Il documento elenca una serie di punti negativi dell’accademia con relativi dati a supporto della tesi. «Un’isola separata dall’arcipelago» sentenziano dalla corte dei conti che non intrattiene alcun tipo di rapporto con le altre accademie della città e dove i progetti comuni vengono portati avanti raramente.

Da qui è un passo ad accusare la Nsba di ristretta apertura verso l’estero, cosa che evidentemente la corte non manca di fare: «L’accademia ha una vocazione internazionale ristretta soprattutto per il reclutamento di allievi e docenti» nonostante i 10,8 milioni di euro annui per gestire 550 studenti. Così, sempre dal documento, «Il posizionamento dell’accademia nella competizione internazionale non è così sicuro come sembra». La Nsba, inoltre, possiede una propria collezione di opere d’arte, caso unico in Francia, che conta la bellezza di 2mila quadri, 3mila sculture e 20mila disegni. Quella che potrebe essere una grande risorsa, di nuova, non risulta tale: «L’allestimento delle opere si presenta in maniera mediocre e in condizioni di conservazione e valorizzazione criticabili» e l’unico modo per trovarne una via d’uscita sembra essere quello di appoggiarsi a un istituzione più grande come ad esempio quella del centro Pompidou». Va da se che con queste premesse la frequentazione del pubblico non è così numerosa, i biglietti strappati si aggirano intorno ai 30mila annui, e la corte non perde l’occasione: «Le mostre sono informali e deficitarie».

E per finire, l’ultimo affondo: le pubblicazioni. «I libri che escono dalla Nsba sono di bassa qualità e spesso sono lavori d’artista che però nessuno acquista date le poche capacità dell’accademia nel formare artisti in grado di entrare nel mercato dell’arte». Il panorama, insomma, non è certo dei migliori e ora il ministro della cultura Aurélie Filippetti e quello dell’isegnamento Geneviève Fioraso hanno due mesi per rispondere al documento della corte dei conti. Ora, un’analisi del genere manca del tutto per una delle accademia italiane, ma forse adesso nessuno vorrebbe stare al posto del direttore della Nsba (ed ex direttore del Palais de Tokyo), Nicolas Bourriaud.

 

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