Dieudonné, con gli ebrei ci si azzecca

La storia è nota. Anzi no. C’è un comico negro (di colore, se avete lo stomaco debole e la puzza sotto al naso) che da qualche tempo impazza sui social a suon di sberleffi. Sberleffa di tutto un po’, senza disdegnare in particolare gli ebrei. Che, di loro, sono dei gran simpaticoni, fini umoristi, ma guai a metterli in burletta, è gente capaci di risuonare le trombe di Gerico e fare sfracelli. Insomma, c’è questo ne(g)ro che si chiama M’bala M’bala Dieudonné (donato da Dio, epiteto quanto mai poco azzeccato, visto il tipo) che è un gran spasso secondo certi, un pericolo pubblico secondo altri, un pericoloso xenofobo che trascina ciurme ai suoi spettacoli per imbeverarle d’odio razziale. Ergo, va fermato. Nella patria europea delle libertà, la Francia, è da un po’ che ci provano e ieri, dopo un batti e ribatti tra tribunali e ministeri, finalmente ce l’hanno fatta. Il ministro Manuel Valls, istigato dal suo capoccia, il liberalissimo Francois Hollande, è riuscito a interdire un suo spettacolo a Nantes, coi biglietti pagati e la gente in coda tra un’Ikea e un Mc Donald’s, tra poliziotti antisommossa schierati giorno e notte. Una vittoria della libertà in nome della dignità umana? Un clamoroso autogol del ministro dell’Interno? O una mera operazione commerciale da parte del furbo M’bala M’bala che, forte della grancassa che il dalli all’ebreo sempre si tira dietro, nello spettacolo Le mur, prima tappa della tournéé (non) avviata a Nantes piscia metaforicamente sul muro del pianto? Gli antisemiti vanno fermati, costi quel che costi, urlano i filosemiti. Che, avendo la patente dei politicamente corretti più timbrata degli altri, strillano più forte e si spacciano per paladini asemiti.

Lunga è la querelle su cosa sia satira e cosa no, cosa si possa dire e cosa no. Da Paolo Rossi a Beppe Grillo, due capocomici prestati alla politica di prima grandezza, la strada è lunga e il fiato corto. Ma che un ministro debba intervenire per bloccare uno spettacolo è roba che parrebbe eccessiva anche in uno dei paesi africani che la Francia sta spianando da mesi, sempre in nome della libertà. Che la Torah o Maometto – Cristo e Buddha no, sono sdoganati da tempo – siano intoccabili o merce da riso come le altre, nella società dello spettacolo, è un fatto che dovrebbe riguardare la coscienza e il buongusto d’ognuno, meno uno zelante ministro che ricorda i bei tempi della peggiore diccì. A colpi di vade retro satana si accendono i fuochi ma si spengono i cervelli. Detto questo, che dire del maudite Dieudonné? Aveva cominciato la carriera comica con una spalla ebrea, si ritrova a essere additato come il campione dell’antisemitismo solo per aver inventato una specie di saluto romano all’ingiù e detto cose che altri, per vigliaccheria o pacato buonsenso, non dicono. Aveva iniziato amato dalla Gauche, si ritrova Marine Le Pen tra i suoi fan. Povera Francia, capace di scendere più in basso di noi inventori della commedia dell’arte. E povero chi scambia grossolanerie per polpette (ll gesto del comico) avvelenate, insulti al popolo eletto d’un dio mere fregnacce o amene realtà. Ché, parafrasando quell’anima pia di Giulio Andreotti, a parlar male degli ebrei si fa peccato ma ci si azzecca sempre. Pure in termini di cachet.