Ferrari, Pop art e Grand prix

Che cosa succede quando l’arte contemporanea incontra l’automobilismo? O meglio ancora: cosa succede quando una delle correnti più influenti del XX secolo, la pop art, incontra la casa automobilistica probabilmente più rinomata al mondo, la Ferrari? La mostra Icons of pop art, then and now, inaugurata nel Museo casa Enzo Ferrari a Modena, è la risposta più esemplare a questo quesito. Già dal titolo infatti si evince quella che è la matrice di collegamento tra queste due forme d’arte, così nettamente lontane ad un primo approccio, ma vicinissime se le si osserva da un punto di vista concettuale: dove l’arte pop ha infatti preso vita dalla riproduzione in serie di oggetti e personaggi della società dei costumi, creando quelle icone che ancora oggi fanno parte del nostro immaginario culturale, la Ferrari incarna, con il suo marchio, il celebre Cavallino rampante, un simbolo, che da semplice automobile ha acquisito i contorni del mito. Una storia comune di un processo straordinario.

La mostra, ideata da Alberto Panizzoli e Caterina Tosoni in collaborazione con il curatore Giovanni Perfetti e la direttrice del Mef Adriana Zini, entra in pieno dialogo con l’esposizione Grand Prix, le monoposto del campionato di Formula 1, dove sono appunto le automobili da gara, realizzate tra il 1950 e il 1994, ad essere protagoniste. In questo dialogo, le opere scelte degli artisti pop creano un forte impatto estetico e realizzano dei collegamenti inattesi. Tra queste troviamo il genio indiscusso della pop art Andy Warhol, con le sue scatole di Campbell’s soup e i ritratti, da Mick Jagger a Marilyn Monroe, e l’eccentrico Roy Lichtestein con una selezione di opere realizzate attraverso la tecnica litografica. Artista principe di questa mostra è però Steve Kaufman, considerato esponente di rilievo della neo pop art: nelle sue immagini vivacità, colore e fantasia realizzano collage dove diverse icone (da Topolino alla Coca Cola, passando per Superman e i sigari Cohiba) trovano posto l’una accanto all’altra, in un mix creativo e concettuale che unisce società dei consumi, universi nati dalla cultura di massa e sottile, ma disincantata, ironia. In questa sezione il binomio arte-motori si realizza perfettamente nella serie delle Ferrari che Kaufman, estimatore di automobili da corsa, dipinge nel 2006.

Come la casa automobilistica modenese è cresciuta e ha modificato i suoi contorni senza mai allontanarsi dal modello che l’ha generata, così anche l’arte Pop negli anni ha cambiato i suoi modelli ma senza distanziarsi mai dall’idea di riproducibilità e iconicità. Prendono vita così le emozionanti Marilyn in lacrime della serie Marilyn crying di Russell Young (1959), dove viene però esaltata l’anti-celebrità e l’insostenibile peso del mondo dello show business di Hollywood. Segue Burton Morris (1964) e il suo stile pubblicitario, fatto di prodotti iconici dell’universo occidentale globalizzato; suo coetaneo è Romero Britto (1963), artista brasiliano dallo stile bizzarro e originale, tra il graffitismo e l’arte delle vetrate gotiche; tra i suoi personaggi illustri del mondo del cinema e della musica ritroviamo icone della contemporaneità più prossima, come ad esempio nell’opera Green Gaga, dove è la nuova indiscussa star della musica pop a prendere il posto della Marilyn warholiana.

Fino al 4 maggio, queste quarantacinque prestigiose opere, provenienti da diverse collezioni americane e viennesi, riempiranno gli spazi del museo ripercorrendo due storie: quella della pop art dagli anni Sessanta a oggi e quella del meglio del collezionismo automobilistico sportivo d’epoca; storie intrinsecamente diverse tra loro ma unite da un fil rouge potente, quello che realizza nell’oggetto e attraverso di esso icone intramontabili di un’epoca. Info: www.museocasaenzoferrari.it

 

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