Strano primato, tutto italiano,quello del maggior numero di musei etnografici nel territorio. A contarli in un recente censimento è stata l’Istat rivelando la cifra di quasi mille istituzioni. Questo tipo di realtà è la prima per presenze nel Belpaese con il 16,9%, seguita da musei a interesse archeologico con 15,5% e artistico, 9,9%. Definire con precisione cosa dovrebbe contenere un museo etnografico non è cosa semplice, l’aggettivo rimanda a mondi altri intesi come estranei a un clima culturale dominante, così l’attenzione è stata rivolta spesso verso la civiltà contadina, gli usi e i costumi di un determinato popolo in un contesto territoriale quasi sempre ristretto. Giusto per fare un esempio, a Latina, esiste un museo di questo tipo dedicato al brigantaggio e in particolare alla figura di Michele Pezza, noto brigante del XIX secolo che colpiva in particolare la zona intorno alla città. La proliferazione di queste istituzioni è nata dagli anni Settanta e da lì in poi è stata una conquista territoriale che spesso ha usufruito e usufruisce di fondi statali. Per rendere l’idea della loro effettiva importanza basti pensare a quanto è pallida l’immagine di questo tipo museale a persone comuni quando la stessa struttura parla proprio di e a loro. D’altra parte non si possono ignorare i benefici di queste realtà come la documentazione di realtà che altrimenti sarebbero scomparse.