Dall’acrilico al gesso

Cominciamo dal principio, precisamente dallo spazio: Elastico. La galleria, che in realtà è un’associazione fondata dal duo di artiste To/Let, porta avanti un discorso legato alla giovane arte emergente. La loro sede è a Bologna dove si interessano di ogni tipo di creatività con un occhio di riguardo per quelle che sono le forme artistiche che fanno propria la contaminazione di linguaggi, forme che difficilmente possono rientrare nelle loro totalità in un’etichetta predefinita. Il percorso di Elastico si estende anche a laboratori che hanno come oggetto un’etereogenità di tecniche: dal video alla stampa fino alla fotografia e al documentario. Da gennaio l’associazione si apre un secondo spazio espositivo oltre a vicolo de’ Facchini anche via Porta nuova sempre a Bologna.

Èd è proprio quest’ultima sede che presenta la personale dello street artist Centina. I lavori del creativo, noto soprattutto in ambiente padovano, arrivano diretti come un pugno in pieno viso. L’artista non nasconde il messaggio dietro impalcature concettuali ma lo rende esplicito fra le linee ed i colori delle sue opere. Centina sembra muoversi sulla deformazione della figura umana che viene rivelata nella sua natura animale, il volto (simbolo dell’identità) è spesso trasformato fino a diventare irriconoscibile. Forme astratte intervengono per stravolgere la geometria della faccia, fessure enormi e nere si aprono al posto degli occhi, maschere coprono completamente visi a volte deformati nello sforzo di rigettare centinaia di lame. Al classico bianco e nero lo street artis alterna un rosa che nelle sue composizioni perde ogni possibilità di poter essere associato a un aggettivo positivo. Inquietanti i lavori di Centina sembrano scrostature sui muri che liberati dal loro intonaco rivelano immagini di civiltà passate.

Esposte nella galleria bolognese, troviamo, invece i suoi lavori scultorei. L’artista decide di riproporre le forme che gli sono proprie nella terza dimensione. Lascia a casa gli spray per prendere in mano i più variegati materiali, dal gesso al legno fino alla grafite. Sedici creazioni divise idealmente in quattro gruppi: statue, sculture, maschere e icone. Non mancano anche lavori composti con materiali trovati e riutilizzati, scoperti che sono il simbolo dell’esplorazione ambientale, pratica comune a ogni street artist degno di questo nome. Canino è il titolo della personale che prende il nome proprio dal calco in gesso dei denti poi applicati sulle maschere in mostra. Cadono, infine, molti miti smascherati dallo stesso Centina come personaggi della Disney che si ritrovano a fare i conti con un volto che non ricorda neanche lontanamente una bella storia dell’infanzia.

Fino al 7 dicembre; Elsatico, via Porta nuova, Bologna; info: http://lelastico.blogspot.it

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