One Torino ad Artissima

Torino

Tra le istituzioni partecipanti alla prima edizione di One Torino (7 novembre – 12 gennaio), rassegna espositiva ideata e prodotta da Artissima in collaborazione con le maggiori istituzioni d’arte contemporanea della città, si distingue, negli spazi dell’ex centrale termica Officine Lancia, la fondazione Merz, che presenta uno straordinario progetto a firma Alfredo Jaar. L’artista, originario di Santiago del Cile, classe 1956, già rappresentante del padiglione cileno alla 55 Esposizione internazionale d’arte di Venezia e scelto per l’edizione 2013 della rassegna di arte pubblica torinese Luci d’Artista, ha ideato un progetto incentrato sul concetto di riflesso e riflessione nell’ambito della stretta correlazione tra cultura e vita democratica. Con Abbiamo amato tanto la rivoluzione, Jaar si interroga sul senso della memoria e dell’impegno politico degli anni Sessanta e Settanta, e pur non fornendo delle risposte univoche, scuote e provoca abilmente il senso comune. La cultura che di certo è stata, e forse potrebbe ancora essere, fattore di cambiamento sociale e politico, abbisogna dell’ottimismo e della volontà, strumenti che portano a una maggiore responsabilità verso il mondo.

Il lavoro raccoglie circa 60 opere, puro contorno concettuale alla enorme installazione in dialogo con i lavori storici di Merz. Un tappeto di pezzi di vetro e specchio, ricopre gran parte del pavimento della fondazione, accogliendo lo spettatore e lasciandosi calpestare (a fronte della sottoscrizione di una liberatoria). Al ritmo di un dissonante flauto dal suono stridulo e ossessivo, vengono evocate le macerie della memoria collettiva. I riflessi del vetro attivano una riflessione intima e cosciente sui momenti più salienti del passato prossimo. La storia, che a volte insegna e a volte ammonisce, deve essere riletta come punto di partenza per uno sguardo al futuro. A questo scopo Jaar crea una galleria di volti fortemente evocativi, da Antonio Gramsci, a Pier Paolo Pasolini, a Giuseppe Ungaretti, come a voler mettere un accento indelebile su personaggi che sono stati strategici politicamente e culturalmente. Altrettanto forte è l’eco delle dittature in America Latina e dell’impegno politico degli anni Sessante e Settanta nelle opere di artisti come Mario Merz, Yoko Ono, Nancy Spero, Gerhard Richter, Fabio Mauri, Yves Klein, Joseph Kosuth, Michelangelo Pistoletto, Hans Haacke e Alighiero Boetti. Il percorso espositivo si chiude con una suggestiva installazione voluta da Jaar per riproporre la nota “Sciopero generale azione politiche relative proclamate relativamente all’arte” di Merz; la scritta al neon montata di proposito al contrario sulla parete di una stanza, ritorna leggibile per lo spettatore solo nel nero dello specchio d’acqua e inchiostro inserito da Jaar nel pavimento della stanza. Ancora un riflesso, per riflettere su quelle parole di passato riflesse nel presente.

Fino al 2 febbraio 2014. Info: Fondazione Merz, via Limone 24, Torino, www.fondazionemerz.org