Collezione Pinault on air

Tra le numerose iniziative culturali di palazzo Grassi, punta della dogana di Venezia, il Teatrino offre realtà che coinvolgono in prima persona artisti e appassionati seguiti da professionisti del mondo dell’arte. Infatti, grazie a una evidente sinergia tra il contemporaneo e una cura del bello alla ricerca di ciò che effettivamente appare, la location rafforza ulteriormente la propria presenza nella vita artistica e culturale della Serenissima. Un diamante della fondazione François Pinault che con uno spazio interamente dedicato a conferenze, incontri, proiezioni e concerti, accoglie i visitatori in mille metri quadrati con auditorium di 225 posti, completo di foyer e di aree tecniche come camerini, sala regia, cabina per la traduzione simultanea.

In questi giorni le proiezioni di video d’artista della collezione Pinault presenta una nuova rassegna. Il primo film, fino all’11 novembre, è Cabaret Crusades: The Path to Cairo (2012, 58′) di Wael Shawky, artista nato nel 1971 a Alexandria, Egitto, dove vive e lavora. L’opera proposta è il secondo di tre video ispirati allo studio storico di Amin Maalouf sulle crociate viste dagli arabi. Di seguito dal 20 al 25 novembre OverRuled di Shirin Neshat, iraniana che vive e lavora a New York. OverRuled (2012, 10′) affronta degli argomenti filosofici che fanno deragliare i pilastri della legge teocratica e finisce con la vittoria dell’arte e dell’immaginazione. Il ciclo di proiezioni proseguirà a dicembre, dal 18 al 30, con il video Symptom (2007-2008, 32′) di Wang Janwei. Da segnalare inoltre, giovedì 7 novembre alle ore 18 Art Conversation, la serie di incontri con gli artisti della collezione François Pinault che questa volta coinvolge Francesco Poli, professore di storia dell’arte contemporanea all’accademia di Belle arti di Brera e Lee Ufan, tra i protagonisti della mostra Prima Materia, curata da Caroline Bourgeois e Michael Govan.

Questi incontri permettono all’artista di dialogare con intellettuali, critici, curatori, direttori di istituzioni e nascono dalla volontà di mettere la parola e il pensiero degli artisti al centro del progetto culturale. Lee Ufan, 1936, Haman-gun, Corea del Sud, è riconosciuto come il teorico chiave del movimento Mono-Ha, in italiano scuola delle cose, corrente artistica nata a Tokyo e incentrata sullo studio di materiali naturali. Ha studiato pittura orientale a Seul e poi filosofia dell’Occidente moderno in Giappone, dove si è stabilito nel 1956. Alla fine degli anni Sessanta, diventa appunto uno dei principali esponenti del Mono-ha. La forza del movimento è quella di creare semplici installazioni a partire da materiali organici come la pietra, il vetro, la gomma o lastre di ferro, presentate in uno stato il più possibile inalterato in modo tale che il contenuto dell’opera si esprima attraverso la sola presenza della materia. Questi autori si propongono di rendere lo spettatore consapevole della propria posizione nello spazio rispetto alla posizione dell’opera stessa. I lavori di Ufan appaiono come essenziali composizioni minimaliste nelle quali la cultura orientale si fonde al linguaggio delle avanguardie occidentali. Una sensibilità avvolta da una percezione ecologica dell’arte, capace di tradurre gli aspetti del pianeta seguendo percorsi binari alla Land art, reinterpretando la ragnatela delle tecniche comunicative ripulendola e renderla essenziale, pura, trasparente. A punta della Dogana sono presentate due sue opere in una sala in cui i curatori hanno inteso indagare due movimenti, quello del Mono-ha e quello dell’Arte povera, che fioriva negli stessi anni in Italia, per mostrarne le sorprendenti assonanze. Gli incontri, aperti gratuitamente al pubblico sino a esaurimento posti, continuano giovedì 12 dicembre con Theaster Gates.

Teatrino di palazzo Grassi, San Marco 3260, Venezia; info: www.palazzograssi.it

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