Come demiurgo l’artista traduce in immagini il magma degli avvenimenti che concatenano il passato al presente, attraverso cause e concause. Questa trasmissione, empatica ed empirica, iconica e simbolica, può sfuggire al potere espressivo dello storico, intento piuttosto a ricostruire e consegnare fedelmente i fatti. Un artista impegnato politicamente e socialmente come Sam Durant, tra riscatto della memoria dei vinti e denuncia del presente, si è proposto di rappresentare iconograficamente gli avvenimenti dell’anarchismo attraverso quel preciso capitolo che si consuma tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del secolo successivo e che viene definito “propaganda col fatto”. Le precedenti opere di Durant, archivistiche, performative, installative, effimere e spesso anti-monumentali, lasciano adesso il passo alla fissità del marmo e alla classicità del ritratto: nulla di più distante dall’iconoclastia e dall’anti-classicismo, dall’anti-statalismo, dall’anti-servilismo e dall’ateismo del pensiero anarchico. Nulla di più lontano dal monumento anarchico in marmo che è, nella maggior parte dei casi, una semplice lapide con iscrizione. Apparentemente Durant sceglie di chiudere, di bloccare. Pochi pezzi, essenziali: sei ritratti, tre casse di cartone per il trasporto della polvere da sparo, una cassa di legno per il trasporto della dinamite , un sacco di polvere di marmo. Tutto tradotto fedelmente e realisticamente in marmo bianco di Carrara.
Gli oggetti sono stati realizzati in laboratorio copiando modelli reali per mezzo della tecnica a punti, che permette una trasposizione fedele all’originale. Per i ritratti invece è stato necessario costruire modelli in creta e poi in gesso, immaginando in tre dimensioni i volti che comparivano nelle fotografie ed i caratteri che emergevano dai testi, dalle biografie e dai racconti. I ritratti sono pertanto un compromesso tra l’interpretazione dell’artista e quella degli artigiani che li hanno realizzati. E sono incompiuti perché il lavoro è stato interrotto per volere di Durant. Restano ben visibili i segni degli strumenti, i punti, le imperfezioni. L’anarchismo è senza dubbio qualcosa che sfugge alla fissità delle etichette che gli sono state attribuite per distinguere le varie correnti di cui il movimento è composto. Ma non deriva da qua la scelta stilistica di Durant. In questo caso per l’artista non si tratta solo di conferire dignità storica a una porzione di memoria ancora nelle mani di pochi, come è stato nel suo lavoro che riscatta gli indiani d’America . Ci troviamo davanti ad una serie di monumenti interrotti nel suo realizzarsi. Monumenti mancati. Questi sono ritratti che definirei “senza posa” perché non riescono –volutamente – a compiersi, a racchiudere nella forma i confini di qualcosa ancora in divenire: l’ideale utopico che va oltre i fatti storici. Inoltre nessuno degli stessi personaggi ritratti avrebbe acconsentito a posare per essere rappresentato secondo le modalità accademiche proprie di un mondo che il movimento voleva (e vuole) scardinare. Bandiere – nere – appoggiate a parete come per essere riprese poco dopo, sulle quali si stagliano i sei busti.
Gino Lucetti, lizzatore di Avenza (Carrara) che nacque nel 1900 un mese dopo il regicidio dell’anarchico Gaetano Bresci arrivato da Paterson. Lucetti che passa alla storia come autore unico del fallito attentato a Mussolini (pertanto collocato convenzionalmente tra gli anarchici individualisti). Aveva allora ventisei anni e fu condannato a trent’anni di carcere. Ne scontò diciotto perché fu liberato dagli americani nel ’43 e morì subito dopo per volere di un destino avverso. Il suo corpo è sepolto a Carrara insieme a quelli di altri anarchici come Giuseppe Pinelli, Umberto Meschi a cui è dedicato un monumento in piazza Gramsci (o D’armi), Alfonso Nicolazzi che portò a Carrara la sede della rivista Umanità Nova e molti altri. Abele Ricieri Ferrari, noto con lo pseudonimo di Renzo Novatore, di Arcola (La Spezia) autodidatta, poeta futurista di eccezionale sensibilità romantica, appartenente a quella minoranza di pensatori futuristi anti interventisti che si opposero alla Prima guerra mondiale. Attivista anarchico e teorico sui quotidiani anarchici spezzini, ucciso nel 1922 a trentadue anni in un’imboscata dei regi carabinieri, Novatore si dichiara antimalatestiano e apertamente contro le idee anarco-comuniste. Nei Canti del meriggio si dichiara individualista con queste parole: «L’anarchia è per me un mezzo per giungere alla realizzazione dell’individuo; e non l’individuo un mezzo per la realizzazione di quella. Se così fosse anche l’anarchia sarebbe un fantasma. Se i deboli sognano l’anarchia per un fine sociale; i forti praticano l’anarchia come un mezzo d’individuazione».
Marie Louise Berneri, figlia dell’anarchico Camillo Berneri ucciso dai comunisti nel 1937 in Spagna. Maria Luisa era nata ad Arezzo, ma presto era emigrata in Francia a Parigi e dopo la morte del padre aveva raggiunto il compagno a Londra dove era diventata un riferimento importante per il movimento anarchico britannico, ma anche il simbolo dei rifugiati politici e per noi di tutte le donne attiviste che a Carrara si ricordano unite nell’episodio del 7 luglio del 1944 quando, unite contro l’invasore, impedirono lo sfollamento della città. Marie Louise muore giovanissima a trentun’anni ma non prima di averci lasciato molti contributi, tra cui il suo brillante scritto Journey through utopia. I ritratti dei tre sono stati esposti da soli perché ognuno di loro ha, rispetto al gruppo dei sei, una sua autonomia. Insieme condividono la stessa stanza Errico Malatesta e Carlo Cafiero divisi e uniti da Francesco Saverio Merlino al centro del gruppo. In tre come quando dopo i fatti del Matese, in cui per la prima volta si concretizzava il sogno della “propaganda col fatto”, l’allora ventiduenne Merlino difese i due compagni. La follia e poi la morte divisero Cafiero da Malatesta; la politica fece la stessa cosa con Malatesta e Merlino. Oggi si ricordano uniti come nel 1877. Dalle citazioni sugli oggetti, le fonti dirette che accomunano la ricerca dello storico e quella dell’artista, si comprende la scelta di Sam Durant. Con quel sacco di carbonato di calcio che ci catapulta qui ed ora si tradisce l’inganno, il messaggio criptato nella fredda pietra, e sembra per un attimo che quei ritratti siano più vivi di noi.
Propaganda of the deed, a cura di Federica Forti, Centro di arti plastiche di Carrara, fino al 25 novembre. Info: www.database-carrara.com