Ultima gabella, l’ultima provocatoria opera di Hypnos

Roma

Sette bare chiuse e colorate più una bianca, aperta, e con all’interno una pietra che vuole citare la famosa frase di Cristo su chi è senza peccato. È questa l’ultima provocatoria operazione artistico mediatica di Hypnos, che parla della morte come ultima gabella. L’installazione, pensata per il giorno dei morti, è collegata, nell’analisi dell’artista romano che risponde al nome di Gilberto Di Benedetto, alla crisi economica e alle sempre maggiori difficoltà che incontrano gli italiani anche nel sostenere le spese, in molti casi piuttosto gravose, per funerali e sepolture. E così Hypnos, un creativo che si muove sempre sul filo tra il ragionamento esoterico e i riferimenti concreti, ipotizza funerali fai da te, inumazioni in giardino, bare smontabili. Insomma, anche la previsione ha qualcosa della creazione artistica, quasi fosse un film visionario. Ma il messaggio che Hypnos vuole lanciare è piuttosto chiaro e diretto: l’ormai quasi defunto stato sociale si mantenga tale almeno di fronte alla morte. A ben guardare, poi, l’opera di Hypnos ha anche ilmerito non da poco di riportare l’attenzione sul tema della morte, una realtà universale e, allo stato attuale, inevitabile, che però la nostra società dello spettacolo, per dirla con Debord, ha rimosso e continua a rimuovere dall’immaginario collettivo. Una bara colorata potrebbe essere anche, in questo caso, il riflesso di una verità – la morte – che, per quanto scomoda e sgradevole, mantiene un ruolo decisivo per tutto ciò che chiamiamo vita.