E John diventò letteratura

Lennon è uno dei musicisti più celebrati di tutti i tempi. Ma fu anche disegnatore, film-maker, attore, performer; un artista eclettico e inquieto dalle grandi intuizioni capace di spostarsi con disinvoltura dal pop alla sperimentazione, alla controcultura. La sua parabola artistica comincia però quando scopre, ancora adolescente, leggendo Alice nel paese delle meraviglie e Attraverso lo specchio di Lewis Carroll, l’interesse per la scrittura. Durante gli anni della scuola, insofferente ai programmi didattici, Lennon dedica molto tempo a leggere e disegnare, si appassiona ad Edgar Allan Poe, Edward Lear, Robert Louis Stevenson, Dylan Thomas, Richmal Crompton. I suoi primi tentativi come autore risalgono ai tempi in cui frequenta la Quarry Bank High School, dove entra a dodici anni: realizza il Daily howl, una raccolta di poesie, racconti, fumetti, disegni e caricature legate al mondo della scuola che arricchisce periodicamente. Al Liverpool Art College, dove viene ammesso nel 1957, conosce giovani artisti e poeti che lo introducono alla Beat generation, autori come Kerouac, Ginsberg, Corso e agli Angry Young Men. Nel 1961 inizia a collaborare con Mersey Beat, un periodico dedicato alla scena musicale locale diretto dall’amico Bill Harry.

Ma il 23 marzo 1964, in piena beatlesmania, esce nelle librerie inglesi In His own write, un vero libro che diviene subito un successo, seguito a distanza di un anno da A spaniard in the works. Sono raccolte di brani in prosa (alcuni in forma teatrale), poesie e disegni (sempre di Lennon), che perseguono un loro rigore interno, e ci riportano, seppure indirettamente, agli autori della grande tradizione inglese del nonsense. Nei testi di John – che ricorre divertito all’uso dei puns, parole nate dalla fusione di più termini, che ha appreso da Carroll – scopriamo metafore, anfibologie, omofonie, divertite scorrerie nella morfologia e nella sintassi. Emerge dalle sue pagine il senso del grottesco, il piacere per la parodia. Viene paragonato dai critici a Lear, al Joyce di Finnegans wake, ovviamente a Carroll. Dopo A spaniard in the works, contrariamente alle attese, Lennon interrompe la sua attività letteraria pubblica. Ma non smette di scrivere, riprende in maniera assidua negli ultimi anni, come si apprende da un’intervista del 1980 a Playboy: “Era un periodo in cui si supponeva che stessi facendo qualcosa di creativo. Mi sono seduto e ho scritto duecento pagine di roba pazza nello stile di In His own write, è là in una scatola…”.

Quelle duecento pagine, con altri brani scritti a partire dal 1968, diventeranno il terzo libro di Lennon Skywriting by word of mouth. And other writings, including The ballad of John and Yoko, pubblicato postumo, il 10 ottobre 1986 da Harper and Row di New York – e appena pubblicato in Italia dal Saggiatore, 224 pagine, 15 euro, ndr – in cui riprende la tecnica e l’impostazione dei due libri precedenti. Il volume comprende però, ed è l’unico esempio all’interno della sua produzione letteraria, brani esplicitamente autobiografici. Più tardi usciranno altri due libri postumi: Ai. Japan through John Lennon’s eyes del 1990, e Real love: the drawings for Sean del 1999, che si basano (specialmente il secondo), sul John disegnatore, nelle cui opere riecheggiano James Thurber e Saul Steinberg. I libri di Lennon sono stati tradotti in moltissime lingue, è possibile leggerli anche in caratteri cirillici e in ideogrammi giapponesi. Cinquant’anni dopo l’uscita di In His own write, in occasione di Artelibro, festival del libro d’arte di Bologna e fino al 20 ottobre, viene proposta a cura di Enzo Gentile e del sottoscritto, con la collaborazione di Donatella Franzoni, la mostra bibliografica Literary Lennon, un progetto dedicato al Lennon scrittore, un’occasione per conoscere uno degli aspetti più rivelatori, inquietanti e affascinanti del suo straordinario percorso umano e artistico.