Robert Mapplethorpe diceva: «Sono ossessionato dalla bellezza. Voglio che tutto sia perfetto e naturalmente non lo è. Questo è un mondo difficile, perché non si è mai soddisfatti». Per questo cercava di scalfire la carne come si fa col marmo, utilizzando la macchina fotografica al posto dello scalpello, dando vita alla perfezione scultorea da lui tanto agognata, che nell’antica grecia era chiamata simmetria divina. La stessa sensualità estetica è al centro della ricerca di Gian Paolo Barbieri, in mostra alla galleria Photology di Milano fino al 22 novembre con la serie Dark Memories. Le opere vietate, presentate lo scorso giugno nello spazio espositivo di Sotheby’s Milano.
Corpi dalla proporzionalità classica, tonici, torniti e lustrati a punto, prevalentemente maschili, fanno appello a una sessualità omoerotica, come quella di Mapplethorpe, in cui gli scatti in bianco e nero accentuano la perfezione dei chiaro scuri creati dal luccichio di un addominale imperlato di sudore. Non a caso la carriera di Barbieri si è sviluppata intorno agli ambienti della moda e della pubblicità e lo rivela il suo pronunciato gusto estetico, per cui immortalare un atto sessuale equivale a scattare le pose di una modella durante uno shooting fotografico. L’immagine scelta come simbolo dell’esposizione e del catalogo edito da Skira, è un invitante benvenuto in una wonderland del piacere: un dorso maschile che pare un Laocoonte in torsione, attraversato fino alla base dei glutei da un serpente, che con la lingua cerca di raggiugere una mela adamitica, simbolo del peccato originale. Una volta entrati e seguito il percorso, potrebbe sembrare di trovarsi in una pubblicità di Dolce & Gabbana, in cui bicipiti ornati come capitelli da vene che in rilievo ne percorrono tutta la possenza e lenzuola di seta sfatte, rimandano a una sessualità che odora di pulito, troppo elegante e composta per essere carnale.
Tutto il suo lavoro nel mondo della moda è racchiuso in quegli scatti, in cui i corpi, sospesi in un momento di passionalità effimera, sono troppo distanti dalla bruta terrenità. Contemplarli significa assistere a un rito orgiastico a cui non possiamo prendere parte, al ballo mascherato che Arthur Schnitzler narrava in Doppio sogno, all’insegna di una sregolatezza che possiamo solo osservare da un angolo e ricordare il giorno dopo, ma al quale non possiamo partecipare personalmente. E allora capiamo che quell’immagine che all’inizio ci invitava a entrare nel paradiso dei vizi, non era rivolta a noi, ma a qualcun altro che possiede l’invito al ballo mascherato e che, a un certo momento della notte, si trasforma in luogo ignoto e oscuro della perdizione.
Gian Paolo Barbieri è il fotografo dell’eleganza, il Prassitele che immortala la solennità divina, ma pur sempre statica e atemporale. Il sentimento che si trae da quest’esperienza è di grande appagamento visivo, un viaggio estetico sensuale e raffinato, perché è vero, anche l’occhio vuole la sua parte e ci si rallegra che alle volte, possa essere la parte femminile a trarre piacere.
Fino al 15 novembre; Photology, via della Moscova 25; info: www.photology.com