Un dialogo impossibile

Ha inaugurato il 18 settembre al museo Hendrik Christian Andersen la mostra Intersezioni, un progetto nato dalla collaborazione di Claudia Peill e Kaisu Koivisto con il patrocinio dell’Ambasciata finlandese. Le opere delle due artiste non hanno nulla in comune anzi si può affermare che si trovino l’una agli antipodi dell’altra, sia a livello stilistico che di messaggio. Ed è nella diversità che vogliono dialogare sia tra loro sia con il maestoso spazio che le ospita. Nasce così una conversazione non a due, ma a tre in cui le due artiste incarnano ciascuna una delle voci di Andersen: quella tradizionale la Peill, quella all’avanguardia e piena del rapporto con la natura la Koivisto.

La Peill abbandona i volti, caratteristici della sua poetica artistica, per immortalare oggetti come bulloni, giunture, viti: tutti elementi che uniscono. Pur mantenendo sempre la sua cifra stilistica di far convergere pittura e fotografia in una rielaborazione che porti l’oggetto immortalato lontano dalla realtà, tuttavia la Peill è alla ricerca di un’arte meno autoriale. «Negli ultimi anni – dichiara la Peill – ho voluto abbandonare la resina per trovare un messaggio più essenziale. Se si vuole rintracciare il nucleo del lavoro esposto in questi giorni esso è la trasformazione, ossia come il quotidiano abbia un significato più sacro di quello che gli diamo. L’aver fotografato sempre intersezioni è stato un tentativo di far comunicare/unire tra loro valori diversi».

La Koivisto invece cerca la realtà. Al centro della sua poetica il rapporto tra l’uomo e la natura e quel rispetto oramai dimenticato. Il messaggio che vuole comunicare è subito palese nella scultura installazione che accoglie il visitatore nella sala centrale. Ghost (2009) è una pelle di orso bianco, con denti e lingua ben visibili, distesa come un tappetto su una piattaforma di legno all’altezza dell’osservatore. Di quell’animale forte e vigoroso non è rimasto nulla perché l’uomo l’ha ucciso per farne puro oggetto ornamentale. Bambience (2010) sono una serie di sculture in cui la struttura (a volte visibile altre no) del corpo di un piccolo animale viene realizzata in acciaio mentre l’involucro è in pelle. Sono animaletti inquietanti che pur nella loro rappresentazione immaginifica, evidenziano l’appropriazione indebita degli animali da parte dell’epoca industriale. L’uomo non vuole convivere con la natura, ma se ne vuole appropriare. Acciaio, pelle, pelliccia ed elementi di riciclo sono i materiali con cui lavora da sempre l’artista finlandese. In Intersezioni sono esposte anche delle fotografie realizzate dalla Koivisto, ma differenti per natura e spirito da quelle della Peill. L’artista nordica, nella serie Bombé (2011-2012), immortala le vecchie bombe usate nella Seconda Guerra Mondiale che oggi servono da bidoni dell’immondizia nel parco. Il passato viene dimenticato e noi ci conviviamo senza nessuna memoria, ma la natura se ne sta riappropriando mantenendone così per sempre traccia. Numerose inoltre sono le immagini di edifici abbandonati e decadenti. La Koivisto dialoga con le opere monumentali della casa di Andersen con Flood (2013): vecchie giacche di pelle prodotte in differenti continenti sono uniti a formare un grande tappeto riciclato. Pur venendo da luoghi molto distanti ogni frammento è uguale all’altro. La globalizzazione ha sovrastato il tutto.

Fino al 19 gennaio 2014, Museo Hendrik Christian Andersen, via Pasquale Stanislao Mancini 20, Roma; info: www.museoandersen.beniculturali.it

 

 

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