La cultura si rialza

Roma

In queste ore è in corso la discussione alla Camera dei Deputati per la conversione in legge del decreto cultura, approvato mercoledì scorso in Senato con tutta la sfilza di emendamenti. Entro domani arriverà il via libera, prima che il decreto arrivi alla sua data di scadenza, l’8 ottobre. La tecnica di questo provvedimento è sempre quella in voga in Italia da tanto tempo: gli interventi a pioggia. Ma, di questi tempi, ben vengano. Soprattutto perché lo Stato ha bisogno di dare un forte segnale di presenza nella vita culturale del paese, evitando di sopperire di fronte al dinamismo intellettuale e genuino dei soggetti privati. Quello di cui c’è bisogno è una sana concorrenza. Ed è doveroso riconoscere all’attuale ministro dei Beni culturali Massimo Bray di averci saputo fare. Ha saputo come rastrellare centesimo dopo centesimo i circa 100 milioni di euro messi a disposizione per molte istituzioni culturali nazionali, per scongiurarne il tracollo o, in altri casi, per velocizzarne il processo di crescita.

Il DECRETO è articolato in tre capi. Nel primo, che verte sulla tutela, il restauro e la valorizzazione dei beni culturali italiani, hanno particolare rilievo le disposizioni sul sito archeologico di Pompei, per il quale è stata istituita la figura del direttore generale del Progetto Pompei, con il compito di definire le emergenze, assicurare lo svolgimento delle gare, migliorare la gestione del sito e delle spese. È previsto inoltre un programma sperimentale di inventariazione e digitalizzazione per il quale, nelle Regioni Puglia, Campania, Calabria e Sicilia, saranno selezionati 500 laureati under 35 che potranno accedere a un tirocinio di dodici mesi. Il secondo capo contiene norme per il rilancio del cinema, delle attività musicali e dello spettacolo dal vivo. Il tax credit viene stabilizzato per il cinema ed esteso al settore musicale. Gli enti culturali vigilati dal ministero per i Beni e le attività culturali e i teatri stabili pubblici sono esclusi dai tagli orizzontali previsti dalla spending review. Per risanare la situazione debitoria delle fondazioni lirico sinfoniche, è istituito un fondo rotativo di 75 milioni di euro. I piani di risanamento saranno coordinati da un commissario straordinario. Il terzo capo riguarda il reperimento e la distribuzione delle risorse a favore dei beni e delle attività culturali: a fini di trasparenza i finanziamenti saranno rendicontati e sarà istituita un’anagrafe degli incarichi amministrativi artistici degli enti di spettacolo. Sono state semplificate le donazioni fino a 5000 euro in favore della cultura. Il Senato ha modificato il ddl istituendo un vice direttore vicario che affianca il direttore generale di progetto per Pompei; con l’introduzione di un articolo per la tutela delle botteghe storiche; con misure per valorizzare il Forum Unesco per la cultura; con lo stanziamento di 1,3 milioni di euro per le fondazioni culturali finanziate dal ministero; l’autorizzazione di spesa di 2 milioni di euro per il restauro del Mausoleo di Augusto e di 5 milioni di euro per le attività del Museo di arte contemporanea Maxxi.

LE REAZIONI Il ministro Bray ha accolto con molta soddisfazione una sua creazione che sicuramente diventerà la sua principale rivendicazione politica nei prossimi anni: «È un segnale importante al paese e ai suoi cittadini, un segnale di attenzione per la cultura. È un primo provvedimento che crede nella cultura come valore, come collante di una società, di un paese che vuole essere unito e credere unito nel suo futuro». E ha messo a tacere le critiche su una dubbia tracciabilità dei finanziamenti garantendo che il ministerà si farà carico di monitorare la corretta utilizzazione dei fondi. E abbiamo ragione di dargli fiducia. Non solo. Nella discussione in atto in questo momento alla Camera il ministro ha anche lanciato un’importante proposta relativa al diritto d’autore:  vuole cambiare la legge del 1941 e si è preso questo impegno davanti al Parlamento. La recente diatriba tra la Siae e gli occupanti del teatro Valle di Roma sui diritti non pagati ha fatto riesplodere la questione in tutta la sua attualità. Ma una disciplina più moderna ed efficace in materia, alla luce delle nuove tecnologie della comunicazione, è a dir poco necessaria.

L’approccio della politica alla cultura sta finalmente dando segnali di forte cambiamento. Non rimane che fare una cosa: cavalcare l’onda positiva e liberare la creatività, in un momento in cui le buone idee sembrano lentamente cominciare a tornare decisive.

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