Body Worlds, un’inutile provocazione

È molto triste che si parli tanto di una mostra come quella di Gunther von Hagens, Body worlds,  prodotta dalla Arts & Sciences, che aprirà a novembre nell’ex Gam di Bologna congressi. Di certo, l’atteggiamento migliore sarebbe il silenzio, in quanto di una vera e propria mostra non si tratta, quanto piuttosto dell’ennesimo caso destinato a suscitare inutili polveroni mediatici che, come al solito, faranno tanta pubblicità a chi ha costruito ad hoc questo “evento”.

Chiariamo subito possibili malintesi. Questa esposizione non è una mostra di arte.  Così come abbiamo molti dubbi che abbia un carattere scientifico, come confermano anche illustri esperti di scienze. I cadaveri plastinati di Von Hagens non hanno inoltre niente a che vedere con quegli autentici capolavori di anatomia plastica del settecento che si possono ammirare al Museo delle cere anatomiche Luigi Cattaneo di Palazzo Poggi a Bologna o al Museo di storia naturale di Firenze, splendidi “trattati tridimensionali”, realizzati per insegnare l’anatomia. I corpi umani erano infatti costruiti attraverso pezzi in cera, riprodotti con disegni colorati a tempera, in seguito commentati, per insegnare ai futuri medici i segreti del corpo. Esempi mirabili, al confine tra arte e scienza.

Ahimé, siamo qui di fronte a un caso molto diverso, in cui reali cadaveri, come quelli di una donna incinta o di feti nei diversi gradi di sviluppo, vengono plastinati per essere esposti al pubblico, facendo loro assumere pose “tratte” dalla vita reale. Veri e propri corpi scarnificati, allestiti come se fossero viventi, ci dovrebbero dunque accompagnare nelle diverse sale, magari salutandoci con un sorriso o invitandoci a prendere un caffè. Ci sono tutti gli ingredienti per la visita di un’esposizione di infimo livello, sensazionalistica, offensiva alla sensibilità umana. Un’inutile provocazione. Non è certo un problema religioso, ma di pietas, virtù tanto antica, quanto  dimenticata, di rispetto per il corpo della persona morta, anche se ha lasciato disposizione che il proprio cadavere sia esposto, forse nell’illusione di restare comunque in vita. Il corpo non può mai essere oggettivato, né trasformarsi in un luogo di divertissement. C’è qualcosa di crudele. È una violenza contro il pudore. Una vera e propria pornografia. Puro voyeurismo. Si usa la morte per fare spettacolo. Viene violata l’intimità di una persona, con la motivazione di interrogativi intenti scientifici o artistici. Quanta differenza tra questo esibizionismo gratuito e altre modalità espressive sulla morte. Mi limito a ricordare un episodio tratto dall’Iliade di Omero, la richiesta di Priamo ad Achille che gli consegni il corpo del figlio Ettore, perché questo sia onorato secondo i riti funebri, potendo così accedere all’Ade. Quale sacralità in quel gesto! Quale rispetto per quel corpo! Inutili sono ancora i paragoni con la cripta dei Cappuccini di Palermo, vere e proprie riflessioni sul carattere effimero e transitorio della vita, sul fatto che prima o poi saremo tutti chiamati dal Dio della vita al nostro ultimo e definitivo soggiorno.

Sarebbe molto triste se questa mostra fosse legittimata a Bologna semplicemente per il fatto che ha fatto il giro del mondo e che è stata vista da migliaia di visitatori. Sarebbe questo il segno di grande provincialismo da parte di una città di nobili tradizioni culturali ma che attende ormai da anni un vero e proprio riscatto.