Arte contemporanea, Kounellis celebra uomo e mare

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Trieste ospiterà negli spazi del Salone degli Incanti ex pescheria, a partire dal 7 settembre prossimo e fino al 6 gennaio 2014, un nuovo progetto espositivo di Jannis Kounellis, a cura di Davide Sarchioni e Marco Lorenzetti, con il titolo Kounellis Trieste. Il pittore e scultore greco è da sempre affettivamente legato alle città portuali, il suo linguaggio poetico ed espressivo, così come la sua specifica modalità operativa di utilizzare, accumulare e assemblare oggetti e materiali poveri, riconducibili soprattutto alle attività dei cantieri, al mondo delle merci e del commercio, sono legati in primo luogo ai ricordi di un’infanzia trascorsa nel porto di Atene, il Pireo, dove Kounellis è nato nel 1936. Un particolare legame tra l’artista e Trieste risale proprio all’infanzia di Kounellis che vide la città in occasione di un viaggio con il padre. Il Salone degli Incanti, progettato nel 1913 dall’architetto Giorgio Polli, per la sua conformazione a navate definito la basilica in riva al mare, cuore pulsante del commercio cittadino fin dai tempi dell’Impero austroungarico, diventa nell’intervento di Kounellis, palcoscenico per un’epica messa in scena nella quale l’artista celebra l’epilogo di una grande storia di mare, coraggio e operosità. Pietre e corde, come filze di grani di enormi rosari, raccontano allo spettatore il dramma e la sacralità delle storie dei naviganti. Resti consunti di barche di legno, oggi inutilizzate, emarginate, rivivono nell’intervento di Kounellis come metafore dell’incapacità a navigare il mare del cambiamento che prelude alla fine. L’utilizzo di un gran numero di sedie mette infine in scena la tragedia restituendo l’antico valore teatrale alla rappresentazione dell’artista. Un vecchio banco del pesce in pietra, inequivocabile emblema della storia del luogo, è l’elemento scelto per costituire l’ossatura dell’intera opera. Il gruppo dei vecchi banchi, 19 in tutto, sarà disposto in successione lungo la navata centrale, come vertebre di una lunghissima spina dorsale a fungere da solidi sostegni di un enorme organismo, di un costrutto anatomico composto da relitti di vecchie imbarcazioni in legno, recuperate presso i cantieri navali cittadini.

A contrastare questo svolgimento orizzontale, a partire dall’ingresso e seguendo l’andamento della linea di fuga prospettica centrale, saranno disposte numerose pietre di dimensioni diverse calate dall’alto a mezz’aria, annodate a funi che dagli occhielli che decorano le arcate del soffitto raggiungeranno l’altezza dei relitti. Una pioggia di lacrime pesanti che incombe sullo scenario sottostante. A completamento di questa scena l’artista ricorre a un ulteriore elemento, distintivo anch’esso del suo linguaggio immaginativo: la sedia. Kounellis allinea nelle due navate laterali dell’ex pescheria, rivolte verso quella centrale, un gran numero di sedie tradizionali in legno, quasi si trattasse di una platea. Ogni sedia sara’ poi sommariamente coperta da un tessuto nero, tragico emblema di un lutto irreversibile, rendendo lo spazio dell’opera ancora più drammatico e più evidente il senso di questa azione. Già recentemente, nel 2012, l’artista aveva realizzato al Mima di Middlesbrough, un’analoga teoria di sedie ma a Trieste l’immagine sarà proposta con dimensioni sensibilmente piu’ ampie, integrata all’interno di un’opera ancor più complessa, rafforzando cosi’ l’intensita’ dei suoi significati. In occasione della mostra verrà pubblicato un libro edito da Skira, in italiano, inglese e tedesco, con testi di Davide Sarchioni, Bruno Corà e Rudi Fuchs, distribuito nei bookshop dei principali Musei e nelle librerie nazionali ed internazionali.