Lo spazio torinese We made for love ospita sotto la curatela di Daniela Boni, dal 4 ottobre al 10 novembre, l’opera del messicano José Luis Cuevas, l’astro nascente della fotografia latinoamericana e identificato da parecchi critici con il nuovo documentarismo. La mostra dal titolo Terrena, espone il lavoro di due progetti: Nueva era e La apestosa ognuno dei quali contribuisce ad illustrare la ricerca del fotografo che attraverso le sue immagini narra, con un frequente ricorso alla poesia, le debolezze dell’essere umano, senza ombra di giudizio etico o morale, ma anzi immedesimandosi spesso nei personaggi ritratti, quasi che una parte di sé fosse davanti e non dietro all’obiettivo. Nueva era nasce dagli scatti fotografici di Cuevas in giro per il Messico e l’America Latina e si concentra su ciò che egli stesso definisce la pseudospiratualità ovvero le stranezze e le fusioni religiose che hanno sostituito il cattolicesimo imperante sino a qualche anno fa nel quale evidentemente la popolazione locale non si ritrova più. Via libera dunque a sette, nuove divinità, stregonerie, rituali, totemismo, profezie, ufologia. Nel ciclo La apestosa (la puzzolente) l’artista racconta le serate di prostitute e alcolizzati che si ritrovano in un bar particolarmente malfamato di Città del Messico. La venerazione di alcool e sesso, così come la fiducia nello sciamanesimo, nella stregoneria le profezie e mille altre varie credenze: l’umanità ritratta in bianco e nero da José Luis Cuevas svela nelle immagini la propria debolezza.