L’audace giapponese

Decisamente in controtendenza la decisione del British museum di vietare la mostra – dedicata all’arte erotica giapponese – ai minori di sedici anni se non accompagnati da adulti. Ai tempi di youporn e abituati ormai alle audaci alzate di gonna di soubrette e non solo, e mettendo da parte l’arte erotica, proprio perché tale, la scelta del museo britannico appare quasi rivoluzionaria. Ma ci pone, davanti alla necessità di fare alcune riflessioni principalmente sociologiche e ci obbliga a chiederci se davvero l’erotismo, la pornografia, l’arte che tratta gli argomenti, il tema in generale, spesso classificato come tabù, boicottato, maltrattato e letteralmente schifato sia stato davvero scardinato. Gli shunga, stampe prodotte dal XVII al XIX ad esempio, hanno riferimenti sessuali particolarmente espliciti. Chi non ha mai sgranato gli occhi davanti alle notevoli doti degli uomini raffigurati? Insomma viste così, all’improvviso, è la prima cosa che viene notata, suvvia. Ma quel momento rappresentato, dove uomo e donna si congiungono in un unico grande respiro, può e deve essere letto su più livelli.

Quelle immagini sono lo specchio di una società e in particolare di un’aristocrazia, che pur censurando ciò che vediamo, comunque praticava sesso, chi in un modo chi in un altro. L’interesse principale della classe dirigente, era quello di godere dei piaceri della vita, di dilettarsi con giovani donne messe a loro totale disposizione. E anche oggi, dall’ormai attempata Monica Lewinsky alla promossa neo mamma Ruby la società, i giornali e la politica parlano e fanno sesso. Ma al di là delle immagini in sé questa mostra offre l’occasione per cogliere l’aspetto educativo di stampe e dipinti shunga, che all’occorenza venivano utilizzate per istruire le giovani donne alla vita sessuale. La stessa distinzione fra oiran e geishe, ad esempio, ci insegna che c’erano prostitute e prostitute, donne il cui dovere era placare gli istinti e donne con le quali si veniva creando e si esigeva una sintonia che era prima di tutto intellettuale e dalla quale poi ne derivava l’affinità fisica.

Niente di volgare e a quanto pare ciò che emerge è, piuttosto una consapevolezza del sé e del proprio corpo, che passa(va) prima di tutto dalla testa per poi approdare all’orgasmo. La questione sembra complessa, ma non lo è. C’è una società in evoluzione, che non vede più scandali, non si stupisce davanti alla divulagazione di immagini dal contenuto sessuale e fa di youporn e affini il baluardo di un’imminente rivoluzione sociale e intellettuale, ma che a conti fatti dice no a un organo sessuale nipponico troppo in evidenza. C’è quasi l’incapacità di spingersi oltre quell’oltre che è l’intimità quotidiana di tutti (o quasi). E ammettiamolo pure, certe cose sopratutto a sedici anni, vanno viste da soli.

British museum, great Russell street, Londra; info: www.britishmuseum.org