Femminilità giapponesi

Una mostra che si divide in due. A palazzo di Città e al Museo d’arte siamese a Cagliari vanno in scena le collezioni di Vincenzo Ragusa e Stefano Cardu. Due profondi conoscitori dell’arte giapponese che hanno fatto della loro passione un patrimonio da tutelare. La mostra Oggetti per passione, il mondo femminile nell’arte giapponese, raccoglie le ricchezze culturali di entrambe le collezioni e ne mette in luce le peculiarità. Dalla raccolta eclettica di Cardu a quella più didattica di Ragusa, emergono gli aspetti contrastanti di un’unica cultura e capaci di ridisegnare una sagoma femminile carica di pathos ed energia, ma soprattutto completa. E sono proprio le donne disegnate di Suzuki Harunobu ad accogliere il visitatore e a proiettarlo in un mondo nuovo, costruito per dettagli e scandito attraverso il quotidiano. Il centro dell’esposizione è, dunque, una figura femminile che viene scardinata dai luoghi comuni e rappresentata in ogni suo singolo aspetto.

È una donna che si abbellisce, che costruisce se stessa con minuziosa dovizia. La cura del corpo e di sé è l’anello forte della mostra, ma non solo. Quello che emerge è la costruzione inedita di una serie di contesti storici, attraverso i quali si è venuta definendo la figura femminile orientale. Se ne ricava un’immagine emblematica, a tratti criptata. Con questa esposizione il femminile giapponese si offre come un libro con pagine scritte e pagine da scrivere. Questo progetto però, non è solo il punto di partenza per la costruzione di un’analisi comparata fra donne orientali e donne occidentali, ma è anche una finestra su due figure particolari del collezionismo italiano: Vincenzo Ragusa che durante la sua permanenza nei paesi orientali ne ha assorbito talmente tanto l‘idioma da volerlo far diventare disciplina per la cultura occidentale e Stefano Cardu, al quale la Sardegna ha reso omaggio, intestandogli il Museo d’arte siamese. L’esperienza di quest’ultimo è meno vincolata dagli scopi didattici del primo, il suo infatti, è un approccio più umano, più libero che spazia da una parte all’altra della cultura orientale, come testimoniano i suoi ottanta pezzi riferiti all’arte giapponese. Un omaggio quindi non solo alla figura femminile orientale ma a due italiani che hanno avuto la passione necessaria per spingersi oltre l’Occidente.

Fino all’8 settembre; Antico palazzo di città, piazza Palazzo 6; Museo d’arte siamese, piazza Arsenale 1; info: www.museicivicicagliari.it