Attimi rubati all’eterno

“Fotografare – scrive Henri Cartier-Bresson (Chanteloup-en-Brie, 1908 – L’Isle-sur-la-Sorgue, 2004) – è trattenere il respiro quando tutte le nostre facoltà di percezione convergono davanti alla realtà che fugge: in quell’istante, la cattura dell’immagine si rivela un grande piacere fisico e intellettuale”. Al pioniere del foto-giornalismo e teorico dell’ “istante decisivo” in fotografia, è dedicata la personale Henri Cartier-Bresson, photographer al Lucca center of contemporary art di Lucca, realizzata in collaborazione con la fondazione Henri Cartier-Bresson e con la Magnum Photos di Parigi. La mostra celebra l’“istante”, unico credo del maestro delle “Images à la sauvette”, con un’antologia variegata di 133 scatti scelti proprio dall’artista per il volume Henri Cartier-Bresson, photographe, pubblicato per la prima volta nel 1979 (Delpire, Paris).

I campi di deportazione di Dessau, gli ultimi giorni del Kuomintang in Cina, il funerale di Ghandhi, il funerale di un attore di Kabuky in Giappone, ritratti di personaggi come Jean Paul Sartre, Truman Capote, Ezra Pound ed Henri Matisse, alcuni dei paesi e delle città più particolari del mondo (tra cui Istanbul, Mosca, Berlino, Parigi, Firenze, Siena, Boston, Londra, Messico, Siberia, Arizona) uniti a una galleria di dettagli umani, a una raccolta di espressioni e di emozioni legate alla spensieratezza e alla meravigliosa incoscienza dei bambini, ai sogni degli innamorati, al precario riposo di personaggi resi eterni nell’autenticità del loro quotidiano. Questi, solo alcuni dei temi ripercorsi dall’antologia, con l’intento di raccontare la storia di uno sguardo eccezionale, unico e irripetibile, come i momenti che ha saputo cogliere, comprendere, attraverso la ricerca del dettaglio, e così regalare all’umanità, con tutta la sensibilità che il suo occhio, sapientemente silenzioso, ha rubato all’eternità. Proprio perché selezionate dallo stesso artista, queste opere riflettono uno stato dell’arte interiore, l’intezione e la dinamica interpreativa di ogni click della Leica di Cartier-Bresson, ogni attimo creativo che è stato salvato dall’oblio, dal flusso del tempo, dall’anonimato.

L’autore francese – che non ha mai smesso, fin dai suoi inizi negli anni ’30, di esplorare con consapevolezza i grandi movimenti artistici, politici e sociali del mondo contemporaneo – riesce a percepire e comunicare l’energia dei luoghi ritratti, l’atipicità di un momento, l’eloquenza di una postura, ma soprattutto palesa il dono di saper presagire, aspettare il momento giusto, la “quadratura del cerchio”, perché tutto sia speciale. Il percorso espositivo documenta la lucida imprevedibilità di un artista che non ha mai permesso alla ragione di disciplinare l’istinto e di lenire la forza delle coscienti illusioni che, con la sua pazienza e maestria, si sono trasformate negli scatti immortali e infiniti di storie in divenire: “Photographier. C’est mettre sur la même ligne de mire la tête, l’œil et le cœur. C’est une façon de vivre”.

Fino al 3 novembre; Lucca, via della Fratta 36, Lucca; info: www.luccamuseum.com