Un’arte antica come Cesare

La sala della Crociera al collegio Romano, un distaccamento della biblioteca di Archeologia e Storia dell’Arte, è un luogo dove si respira l’odore dei libri. Questa peculiarità si sposa magnificamente con la personale che ospita: Sandro Rinaldi, Intorno alla mail art, mostra di buste d’artista a cura di Barbara Martuscilello. L’esposizione sviluppa un percorso incentrato sulla presentazione di cartoline, lettere e buste dipinte ad arte dal creativo e collocate in antiche teche illuminate sapientemente. Le opere sono il frutto dei viaggi di lavoro e di piacere dell’artista: quando viene in contatto con forme cartacee prodotte dagli alberghi, vi disegna sopra suggestioni, paesaggi, elementi iconici e aniconici, tratti gestuali, con varie tecniche quali il pastello, l’acquarello, il collage.

La particolarità dell’ispirazione deriva dal luogo in cui sosta, da ciò che vede, dalle relazioni con le persone che incontra, che trasforma in segni portatori di una delicatezza data da una sensibilità intuitiva. Nelle sue cartoline si trovano riferimenti all’Impressionismo, all’astrazione, al gesto dirompente dell’espressionismo astratto, ma sempre tramite una calibrazione personale. L’intimità di questi lavori si misura con una certa ironia e con la volontà di comunicazione: ricordiamoci che la Mail Art è un modo di fruire la creatività gratuitamente, democraticamente, attraverso il dono, senza legacci critici o museali, qui risiede la sua particolarità. I gangli espressivi di Rinaldi alludono a un mondo interiore vivace e declinato nella conoscenza della storia dell’arte. Come racconta la curatrice della mostra, Martusciello: «Si dice che la prima espressione di Mail Art risalga a Cleopatra che si fece recapitare a Cesare dentro un tappeto arrotolato».

Martusciello continua la storia ricordando che l’origine più costitutiva parte dall’Inghilterra, mentre saranno i Futuristi e gli artisti Dada a utilizzare la Mail Art più compitamente fino ad arrivare a Fluxus, al concettuale On Kawara, ad esempio, e alle manifestazioni contemporanee. Il gioco serio che avviene in questa forma d’arte porta alla luce ciò che è nascosto, lo ostenta, lo manifesta, attraverso un intimismo che diventa pubblico. L’ultima frontiera a cui si è giunti, e che Rinaldi utilizza, è l’invio tramite posta elettronica, ciò conduce a un carattere ancora più universale: l’immagine si può utilizzare come salva-schermo, si può stampare, si può usare come icona rappresentativa.

Fino al 27 giugno; biblioteca di archeologia e storia dell’arte, via del Collegio romano 27, Roma

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