La bellezza dell’attimo rubato

Giangiacomo Pepe è un giovane artista, classe ’84, nato a Genova, dove attualmente vive e lavora. Un percorso professionale variegato il suo, fatto di scelte differenti. Ha studiato grafica, poi ha cambiato totalmente rotta facendo il saldatore, fino ad essere completamente rapito dal fascino della fotografia. Ha collaborato con molti magazine italiani ed internazionali e, da circa 4 anni, si dedica al nudo, fotografando perlopiù a pellicola e in bianco e nero.

Un’evoluzione che ha visto l’artista abbandonare progressivamente gli scatti in digitale per riappropriarsi, progressivamente, del fascino intramontabile dell’analogico. Il bianco e nero, poi, è una scelta di stile. Una concezione della fotografia solo in questo modo compiuta, priva di sbavature, elegante e misteriosa al contempo. Sono scatti rubati e giocosi, dove il corpo della donna fa da padrone in quanto fonte inesauribile di ispirazione, seppur da sempre abusato da mille spunti artistici e non.

«Ho iniziato per caso – racconta Pepe – fotografando ragazze fin da subito, iniziando i primi passi nella fotografia, cercando di capire le aperture, i tempi e tutte quelle cose lì. Fotografavo amiche, conoscenti e non mi sono più fermato. Quando scatto cerco di essere il più spontaneo possibile con chi fotografo, in modo che ci sia una tranquillità di fondo, quasi la normalità. Mi attirano i gesti che fa una ragazza quando non viene inquadrata e cerco sempre di fermare quel momento nei particolari. I piedi messi in un certo modo, la posizione delle mani, i seni e le ombre che disegnano. Tutto, insomma».

La sua fotografia, infatti, si focalizza soprattutto sui dettagli anatomici femminili, più o meno intimi, e annida in sé lo sguardo adorante e voyeuristico dell’artista stesso, che contempla e ama con passione il corpo nudo della sua modella, musa incontestabile di un’ispirazione del momento, prepotente ed irresistibile.

Istanti fermati in una camera da letto, su di un letto sfatto, o in una cucina disordinata piuttosto che su un balcone. Attimi la cui forza espressiva si evince nella quotidianità dei gesti e delle situazioni, dove chi guarda potrebbe essere chi fotografa o chi viene immortalato. Le opere di Pepe sono ispirate dallo sguardo che i fotografi giapponesi hanno sulla sessualità, dai «flash, dalle ossessioni, dalle nudità e dalla loro visione speciale», ma potrebbero essere facilmente richiamate a quell’estetica punk che Terry Richardson ha creato, con le sue bottiglie di birra, le eccitanti situazioni di vita vissuta e l’immancabile muro bianco a stagliarsi dietro ogni cosa, quale inconfondibile marchio di fabbrica.

Istanti d’amore e di passione, ripresi con la foga di chi non è mai sazio di particolari da cercare e da scoprire, e che offrono una proiezione dell’intimità femminile svelata e impudica, seppur protetta tra le mura di una stanza candida. Un contrasto che lascia l’idea dell’aver saputo troppo, e nello sguardo la bellezza dell’ineguagliabile magnificenza del corpo femminile, espresso nella più semplice e disarmante versione: la nudità.

Info: www.giangiacomopepe.tumblr.com