Il Maxxi diventa un ente di ricerca, adesso può pagare gli stipendi agli amministratori. Si tratta dell’ultimo atto voluto dal ministro Profumo in linea con quanto richiesto dal museo stesso, e dalla Biennale di Venezia, nel 2010. Uno status, questo, che permette al Maxxi di superare i vincoli imposti dalla legge sui musei: limite di amministratori e i loro compensi. E la Melandri? La sua promessa di donare il suo stipendio per il primo anno alla fondazione Maxxi per contribuire al bilancio? Secondo Dagospia sarebbe stata proprio la Melandri a sollecitare l’approvazione della nuova ragione sociale del Maxxi, proprio per garantisri uno stipendio. Ma la diretta interessata smentisce. «Non cambia nulla» come affermato dalla presidentessa stessa e riportato dai giornali di oggi: «A prescindere dal nuovo iter amministrativo e dallo status di ente di ricerca la mia promessa resta invariata – ha detto – quello che conta sono i risultati». E, a proposito di risultati, stando alle cifre snocciolate dalla Melandri, sembrerebbe che il museo stia godendo di un periodo prolifico: incremento del 30% di pubblico nei primi mesi del 2013, grazie al gol segnato con la scelta delle ultime esposizioni da Ghirri a Boetti, da Vezzoli a Fiona Tan. Ma il sito Dagospia non la mette proprio in questi termini: «Il compenso – svela il giornale online – è deciso dalle due consigliere di amministrazione nominate su indicazione della stessa ex deputato del Pd, cioè Monique Veaute e Francesca Trussardi: insomma, al di là del ridicolo. E questo dopo aver sbandierato Vado gratuitamente a rilanciare un’istituzione pubblica senza nemmeno due righe di annuncio pubblico. Per non parlare delle ricerche alle quali si dedicherà il nuovo ente di ricerca».