Salone del libro. Newton Compton sbanca, ma le copie costavano 0,99 centesimi

Torino

Si è chiuso il Salone del libro di Torino. Al Lingotto esultano tutti. Le vendite sono buone, i bilanci attivi, l’attenzione verso la letteratura, insomma, sembra dare segni di conforto e positività. Il direttore del Salone Rolando Picchioni al Corriere della Sera gongola: «I dati ufficiali parlano di un 5,7% di incremento di biglietti venduti rispetto all’anno scorso». Le principali case editrici, da Rizzoli a Mondadori, dalla Feltrinelli alla Gems parlano di ottime vendite in questi giorni di esposizione negli stand del padiglione. Addirittura c’è chi, come E/O, parla di un record assoluto nei 26 anni della fiera: «Abbiamo fatto un 20% in più dello scorso anno», spiega Sandro Ferri. Sbanca la Newton Compton: 28mila copie vendute. Ma c’è il trucco. Costavano 0,99 centesimi. Una strategia di marketing che non tutti hanno gradito e che, ad ogni modo, fa riflettere. Quanto giova alla qualità dell’editoria la corsa al ribasso dei prezzi e la concorrenza quasi sleale? C’è chi, come Carmine Donzelli, racconta come nel 2012 abbia venduto lo stesso che nel 2011 seppure a un prezzo più alto, in controtendenza con la politica dello 0,99. C’è chi, invece, come Sandro Ferri della E/O, ritiene che non si tratti di una mossa dannosa per il mercato. Si difende Raffaello Avanzini, direttore della Newton Compton, adducendo che la sua casa editrice è sempre stata caratterizzata da prezzi molto bassi. Non è una novità. Ma c’è anche chi guarda lontano. Come Daniele Di Gennaro, di Minimum, secondo il quale la nuova frontiera per il libro non è quella del prezzo a 0,99 euro. Ma l’imparare a dialogare anche con altri mezzi e fare in modo che il libro produca senso altrove.