Festival letterari come se piovesse, ma la qualità?

Roma

Incalza il dibattito sulla qualità e credibilità culturale dei festival letterari. A parlare è Sebastiano Vassalli sul Corriere della sera. Inizia la primavera, che porta con sè molte rassegne letterarie, a cui concorrono molte case editrici. Ma, si chiede Vassalli, cosa garantisce l’autorevolezza di questi premi? Ogni volta, infatti, si sollevano molte polemiche. Quando gli editori in gara sono le grandi case si dice che sia la moral suasion del potere economico a decidere i vincitori. In caso contrario, quando a gareggiare sono i piccoli editori e il self–publishing, scrive Vassalli: «C’è da farsi venire i capelli dritti». Poi ci sono i premi che, per scongiurare il rischio di inciuci ricorrsono alle giurie popolari. Ma in questo caso il giudizio viene spesso condizionato dalla notorietà data dal mezzo televsivo. Allora ci si rifugia nelle giurie di giudici eccelsi, come quelle del Nobel, che, però, critica Vassalli, troppo spesso sono inquinate da logiche politiche. E cita il caso di Carlo Botta, che nel 1825 fu premiato da una giuria di questo tipo sebbene fosse un autore molto modesto ma carico di slanci risorgimentali, e bocciò Giacomo Leopardi. In ogni caso, secondo l’analisi di Vassalli, a rimetterci è sempre la qualità.