Lo spettacolo che ha sconvolto le coscienze del pubblico sta per tornare. Dopo il successo di Eyes Tragedia della vista (2012), primo atto di Eyes, trilogia sull’incomunicabilità del post moderno, tratta e ispirata al dramma di Maurice Maeterlinck, I ciechi (edizioni LoGisma, 1999), il giovane regista Nicola Ragone torna in teatro e, con il contributo di Vincenzo Maurizio Paolella e R.A. Theatre, firma il secondo capitolo della triade. Si chiama Eyes Open space ed è lo spettacolo itinerante che, in scena domani al teatro Lo Spazio di Roma, condurrà il pubblico nei labirinti della follia. Più di dieci persone in scena, tra attori e performer, e tre repliche nella stessa serata per una rappresentazione teatrale che prosegue nel lavoro di ricerca e sperimentazione delle paralisi psichiche che sono il simbolo di un sistema sociale incoerente, meccanico e privo di contenuto. Eyes Open space, però, fa di più. Dell’inaccessibile e asettico manicomio del primo Eyes Tragedia della vista non rimane quasi più niente. Solo un immenso spazio aperto, decadente e abbandonato, che ritorna ad essere calpestabile. Un luogo inabitato e al contempo affollato da presenze e fantasmi intrappolati nel tempo, che conducono lo spettatore negli abissi della mente. In Eyes Open space non c’è palco e non c’è platea. Solo cinque pazienti e cinque spazi open, con cui lo spettatore visitatore può interagire. Non un teatro di parola, ma un’installazione di arte contemporanea, dove la struttura si apre a orizzonti virtuali e tridimensionali e dove un sistema di proiezioni multiple, grazie a un’amplificazione sonora ipnotica, esalta il lavoro di improvvisazione degli attori.